I flavonoidi sono un vasto gruppo di composti fitochimici prodotti dal metabolismo secondario delle piante nelle quali vengono impiegati per ricoprire molteplici funzioni. La più curiosa e nota capacità è quella di attirare gli insetti impollinatori: essi sono infatti i pigmenti indispensabili per produrre i colori dei fiori e proprio da questa capacità deriva il loro nome, dal latino “flavus” che significa giallo. Nelle piante ricoprono anche un ruolo protettivo contro parassiti, funghi e, grazie alla loro capacità di assorbire specifiche lunghezze d’onda, anche dalla luce ultravioletta. I flavonoidi sintetizzati nelle radici favoriscono il proliferare di microrganismi simbionti utili alla pianta, capaci di migliorare lo scambio di nutrienti col terreno e di fissare meglio l’azoto atmosferico. Infine, questa variegata classe di molecole agisce anche a livello cellulare regolando il ciclo cellulare e come messaggeri chimici all’interno della pianta.
Sono stati identificati oltre 5mila differenti flavonoidi in natura, tutti accomunati dalla struttura chimica del benzopirano dalla quale poi si diramano varie sottoclassi. In generale, essi appartengono alla grande famiglia dei polifenoli e possono essere suddivisi in otto principali gruppi come mostrato nella figura sottostante.
I flavonoidi sono chimicamente dei potenti antiossidanti, ciò significa che sono in grado di neutralizzare i radicali liberi sventando così i loro effetti tossici per le cellule del corpo, da un punto di vista medico sono dei flebotonici e sostengono un migliore flusso sanguigno. La loro capacità antiossidante li rende indispensabili in una dieta sana e combattono i danni generati dallo stress ossidativo, il corpo infatti produce naturalmente quantità di radicali liberi in condizioni di stress psico-fisico, malnutrizione o malattia, creando così un conflitto interno tra anti-ossidanti e pro-ossidanti: i flavonoidi assunti con l’alimentazione inclinano l’asticella verso gli anti-ossidanti sostenendo così un buon stato di salute.
In particolare, la pianta di cannabis produce naturalmente una notevole quantità di flavonoidi e la loro distribuzione varia nella pianta concentrandosi principalmente in fiori, foglie e stelo. Il loro contenuto totale raggiungere circa il 2,5% del peso secco di fiori e foglie, mentre è quasi inesistente nei semi e nelle radici. I principali flavonoidi presenti nella pianta di cannabis sono le cannaflavine A e B (esclusive della pianta), l’apigenina, il kaempferolo, la quercetina, la vitexina e l’isovitexina, la luteolina e l’orientina. È stato osservato che oltre a contribuire al tipico odore e sapore della pianta, ad essere degli antiossidanti e dei flebotonici naturali, i flavonoidi sono in grado di modulare gli effetti del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) attraverso un meccanismo condiviso con il cannabidiolo (CBD) e con alcuni terpeni. Essi sono infatti in grado di agire su determinati enzimi (P450 3A11 e P450 3A4) e di ridurre gli effetti collaterali indesiderati del principio psicoattivo.
Quella che ora segue è una breve descrizione sulle proprietà terapeutiche dei principali e più studiati flavonoidi presenti nella pianta di cannabis.
Questo meccanismo è un antinfiammatorio condiviso con altri componenti della pianta come terpenoidi e cannabinoidi, lasciando immaginare che l’effetto antinfiammatorio sia ottimizzato dalla sinergia tra questi composti.
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a cura del Dr. Matteo M. Mesolinihttp://www.dolcevitaonline.it/i-flavonoidi-e-la-cannabis/