Un libro "per sempre" scritto da Naimy, amico di Kahlil Gibran.
Narra la storia di Mirdad, un misterioso straniero, che va in visita al remoto monastero della montagna dell'Arca, in Libano, e lì si assume il ruolo di insegnante e di guida spirituale per i nove allievi che si è scelto.
"Al mondo ci sono migliaia di libri, ma il 'Libro di Mirdad' è superiore a qualunque altro libro esistente. È un peccato che pochi lo conoscano, per il semplice motivo che non è un testo sacro. è una parabola, un racconto immaginario, ma contiene una verità oceanica. È un libro da leggere col cuore, non con la mente." Osho
“Solo l’ignoranza ama essere ornata di parrucche e di toghe sì da poter emanare leggi ed infliggere condanne”.
“La fede che nasce su un’onda di paura non è altro che la schiuma della paura: essa s’alza e s’abbassa con la paura. La vera Fede non sboccia che sullo stelo dell’Amore. Il suo frutto è il Discernimento”.
“Le parole sono nel migliore dei casi lampi che rivelano orizzonti; esse non sono strade che conducono a quegli orizzonti e, ancor meno, esse gli orizzonti.”
“Più che un inferno è l’avere ali di luce e piedi di piombo; l’essere sostenuti dalla speranza ed il venire sommersi dalla disperazione; l’essere spiegati dall’indomita fede ed il venire ripiegati dal pavido dubbio”.
I concetti si addensano in immagini di mirabile purezza, in esempi torniti, in limpide descrizioni del paesaggio. “Il libro di Mirdad” è un’esortazione a superare il dualismo, ad attingere la natura divina che è in noi, sepolta sotto uno spesso strato di sedimenti, la cui luce è offuscata dall’eclissi cieca e nera dell’esistenza.
Pieno di pàthos è il capitolo intitolato “La grande nostalgia”, ove lo struggente rimpianto della Beatitudine ancestrale trova accenti elegiaci.
Le parole di Naimy sono un balsamo per gli infermi. Sono rugiada sulla fronte del febbricitante. Che cos’è la vita, se non una febbre, una sete inestinguibile di Infinito, tosto risorgente, non appena è un po’ placata? L’autore, attraverso la seducente tessitura fonica, elargisce attimi intensi, visioni mistiche. Lascia persino baluginare l’ineffabile mistero dell’Assoluto, oltre l’Inferno, oltre lo stesso Paradiso. Così tutte le aspirazioni umane e persino gli ideali più alti, al cospetto dell’Unità primigenia, inscalfibile, si riducono a squallide carcasse, a relitti rosi dalla salsedine.
Fate attenzione a non frazionarvi. Non ponete frutto contro frutto, foglia contro foglia, ramo contro ramo; e non mettete il tronco contro le radici né l’albero contro la madre terra.
Questo è esattamente ciò che fate quando amate una parte più del resto o con l’esclusione del resto.
Voi siete l’Albero della Vita.
Le vostre radici sono ovunque. I vostri rami e le vostre foglie si trovano dappertutto. I vostri frutti sono in ogni bocca. Quali che siano i frutti di quell’albero, quali che siano i suoi rami e le sue foglie, quali che siano le sue radici, essi sono i vostri frutti, foglie, rami e radici. Se desiderate che l’albero produca frutta dolce e fragrante, se volete che essa sia sempre grande e colorita, badate alla linfa con cui nutrite le radici.
La linfa della Vita è l’Amore […]
Una foglia gialla sul vostro albero della vita è solo una foglia svezzata dall’Amore. Non biasimate la foglia gialla.
Un ramo inaridito è solo un ramo affamato d’Amore. Non incolpate il ramo inaridito […]
Ma condannate il vostro cieco ed avaro cuore che preferisce dare con parsimonia la linfa della vita ai pochi e negarla ai molti, negandola – in tal modo – a se stesso.
Nessun amore è possibile eccetto l’amore per il sé.
Nessun sé è reale salvo il Sé che tutto abbraccia.
Quindi Dio, che ama Sé stesso, è tutto Amore”.
(Mikhail Naimy)
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