La missione dell’anima e i rimpianti
Vorrei
averlo fatto. I cinque rimpianti più grandi è un best seller tradotto
in 27 lingue, scritto da Bronnie Ware, un’infermiera australiana che per
molti anni ha lavorato in un reparto cure palliative per anziani e
malati terminali. Qui ha annotato i pensieri di uomini e donne nelle
loro ultime settimane di vita.
Nessuno rimpiange di non aver
soddisfatto abbastanza le proprie pulsioni sessuali o alimentari, niente
rimpianti per lusso, gioielli, macchine o costosi viaggi esotici. Tutto
questo nelle ultime settimane non occupa più alcun posto nella loro
mente. Nessuno dice: “Avrei voluto visitare quel posto lontano” o “avrei
voluto incontrare più amanti”.
“Vorrei avere avuto il
coraggio di vivere una vita più vera, non quella che gli altri si
aspettavano da me” è il pensiero che Bronnie Ware dice essere quello più
comune fra le persone che se ne stanno andando.
“Vorrei aver
lavorato di meno”. Questo invece è il pensiero espresso da ogni singolo
paziente uomo curato dall’infermiera australiana, indipendentemente
dalla sua posizione sociale!
Lo trovo sconvolgente.
Si tratta di
persone a cui è mancato vivere la giovinezza dei propri figli e la
presenza più sostanziosa dei propri amati, a causa dell’eccessivo
lavoro. È il desiderio espresso anche da alcune donne, ma in misura
minore, perché la maggior parte di loro apparteneva ancora a una
generazione che spesso ha lavorato solo in casa, non in ufficio.
“La
maggior parte delle persone non ha capito, se non a pochi giorni dalla
fine, che la felicità è una scelta” dice la Ware, notando che la maggior
parte di queste persone non ha vissuto una vita diversa solo perché è
sempre stata convinta di “non poter fare altrimenti”, di “non avere
scelta”, di “deludere le aspettative degli altri e quindi non essere più
amata”.
E voi quali rimpianti avrete sul letto di morte? Forse
sarete finalmente in grado di capire cosa aveva davvero importanza,
oggi, nel 2017. Forse mi ringrazierete per aver scritto, oggi, questo
post. O forse già domani non ve ne ricorderete più. Forse il valore
dello stipendio mensile, dell’automobile e del cellulare verranno
ridimensionati. Forse vi pentirete di aver svolto per anni un certo
lavoro, magari in una città o in una nazione che non vi piaceva, solo
perché “lo stipendio era buono”. Forse vi sentirete a disagio per aver
provato tutti quei dubbi, quelle paure, quelle ansie, quei
tentennamenti... Forse capirete che non valeva la pena litigare,
arrabbiarsi, starci male per mesi, non vedere più quella persona, non
perdonare solo per orgoglio...
Osservate con attenzione quello
che state facendo nella vostra vita, sia sul piano lavorativo che
sentimentale, nei rapporti con i colleghi, con gli amici, con i figli,
con gli sconosciuti... e chiedetevi di cosa vi pentirete quando sarete
sul letto di morte. Cosa rimpiangerete di non aver fatto e cosa
rimpiangerete di aver fatto? È un esercizio molto molto interessante.
La
ricerca personale condotta da Bronnie Ware ha fatto emergere che il
maggior rimpianto di queste persone prima di andarsene è quello di
essere rimaste condizionate per anni da stupide paure, dal terrore di
quello che avrebbero detto gli amici, i vicini, i parenti o lo stesso
partner... se avessero osato di più nell’esprimere la propria anima.
Persone che erano vissute con un compagno che non amavano davvero, solo
per paura di cosa avrebbe causato fra i parenti la notizia della
separazione; che rimpiangevano di non aver fatto mai quella
dichiarazione d’amore quando erano giovani; che rimpiangevano di non
aver mai azzardato mettersi in proprio per paura di perdere la sicurezza
dello stipendio; che rimpiangevano di aver dedicato troppo tempo al
lavoro perdendosi tutto il resto (i figli in primo luogo).
In
pratica, prima di morire, tutto assume una prospettiva diversa, tutto
ciò che consideravamo importante o addirittura indispensabile per la
nostra felicità, viene automaticamente ridimensionato. Il fatto di non
aver più paura di rimanere senza lavoro e senza soldi o di non dover più
difendere una reputazione agli occhi di parenti e amici, cambia la
gerarchia dei nostri valori.
Interessante.
Quanto condiziona
le vostre azioni la paura di avere qualcosa da perdere? Ma cosa avete
davvero da perdere? State rinunciando a un nuovo amore, a una nuova
avventura lavorativa, a inseguire un vostro sogno artistico... perché
credete di avere ancora qualcosa da perdere, ossia perché avete paura di
restare senza soldi, senza famiglia, senza amici, senza reputazione.
Avete paura che gli altri parlino male di voi. Bene, sappiate che sul
letto di morte ve ne pentirete!
La paura che la vostra
reputazione – che rappresenta la debolezza del vostro ego – possa venire
intaccata, vi costringe a una miseria dello spirito.
Adesso
immaginate che siano trascorsi 150 anni da oggi. Non avete più denaro,
un titolo di studio, un partner, dei figli, una casa, un’automobile...
nulla, nemmeno un corpo. Avete perso tutto. Era inevitabile. E lo sapete
bene fin da ora che andrà a finire così. Tutto ciò che adesso, dopo 150
anni, vi rimane, è la gioia per aver vissuto una vita piena, di aver
amato tanto, di aver lottato con il Cuore ed esservi sentiti eroi, di
aver aiutato un sacco di persone ad essere più felici, di aver
contribuito, seppur nel vostro piccolo, a un mondo migliore.
Vi
dico tutto questo perché negli anni a venire sempre di più serviranno
eroi, monaci-guerrieri e guerriere, persone che lavorano alle dipendenze
dell’amore.
Non si cambia il mondo chiedendo il permesso.
Si
tratterà di “mantenere la posizione”, pur se circondati dal caos. Ma il
Fuoco del Cuore che rende indomiti, non lo si può generare perché si è
stati convinti da qualcuno. Lo sentite sgorgare spontaneamente al primo
Appello.
Voglio chiudere con le parole di Victoria Ignis (tratte da Il libro di Draco Daatson – Il Regno del Fuoco):
Non
strisciare nella filosofia della sopravvivenza. Rivolgi la tua opera a
migliorare l’umanità. Poniti grandi obiettivi, più grandi di te,
affinché nel tentativo di raggiungerli tu sia costretto a elevarti.
Il
giorno del tuo ultimo respiro valuterai il successo della tua vita in
base a quanto hai dato e non in base a quanto hai ricevuto. Sarai
ricordato da coloro cui hai donato, non da coloro cui hai preso. Questo
pensiero riscalderà la tua ultima ora. Io sto dando in maniera assoluta,
e più do più posseggo. Ciò significa che quando avrò dato tutta me
stessa possiederò il mondo.
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