Questo lavoro è un continuo ricominciare. Ogni volta che si compie uno sforzo, si rinforza un po’ la muscolatura spirituale; si ricomincia daccapo, come un bambino che impara a camminare, e questo lavoro è infinitamente più difficile e complesso. Ma i risultati sono garantiti.”A. R. Orage 1
L’idea principale del Sistema – la Via
descritta da Gurjieff e da chi lo ha seguito – è che noi non usiamo
nemmeno una piccola parte delle nostre possibilità ed energie. Abbiamo
in noi, per così dire, un’organizzazione grandissima ed efficientissima
ma non sappiamo come usarla, come se avessimo una casa enorme piena di
magnifici mobili, con una biblioteca e parecchie altre stanze, ma
vivessimo nel seminterrato e nella cucina da cui non possiamo uscire.
Quando qualcuno ci dice ciò che questa casa ha sopra, non gli crediamo, o
ne ridiamo, o chiamiamo le sue parole superstizione, fiabe o fantasie.2
Alcuni
assunti del Sistema qui utilizzato non ricorrono in nessun altro, se
non in forma mascherata nel Nuovo Testamento o nelle scritture buddiste.
Alcuni principi, come quello del ricordare se stessi, possono essere
già stati messi in pratica, tuttavia fare la stessa cosa senza sapere
che cosa quella cosa è e a che cosa serve, produce risultati diversi.
Arrivarci nella teoria ma non nella pratica, o nella pratica senza
teoria, non conduce alla verità.3
Il Sistema qui esposto mette in luce
essenzialmente le menzogne che ognuno racconta a se stesso, prima tra
tutte quella di considerarsi con un unico Io, o quella per cui coltivare
le emozioni negative sia inevitabile e necessario. Questi aspetti non
possono essere eliminati, tuttavia quando il lavoro comincia invece di
essere presenti ventiquattro ore su ventiquattro essi iniziano a
diventare leggermente meno presenti. Durante le prime fasi del lavoro
analizzare è impossibile perché non si sa abbastanza, perciò da
principio è necessaria l’osservazione di quanto emerge, osservazione e
nulla di più.4
I TIPI DI SCUOLA
Le scuole non sono tutte uguali, per un certo tipo di persone è necessario un certo tipo di scuola, per un altro tipo altre.
Migliaia di anni fa gli uomini arrivarono
all’idea che l’uomo può cambiare, che può acquisire qualcosa che non
aveva. Ciò che può acquisire è stato espresso in maniere diverse e
affrontato da angoli diversi, ma l’idea generale è sempre la stessa:
l’uomo si può sviluppare, può acquisire qualcosa di nuovo. Ecco allora
che vennero create tre divisioni, tre tipologie di Via:
- LA VIA DEL FACHIRO
È una Via lunga, difficile e insicura. Il fachiro lavora sul corpo fisico, per vincere il dolore fisico.
- LA VIA DEL MONACO
Questa Via è più breve, più sicura e precisa. Richiede determinate condizioni, ma soprattutto richiede fede.
- LA VIA DELLO YOGI
È la Via della conoscenza e della
consapevolezza. Quando parliamo di Yogi parliamo in realtà soltanto di
Jnana-Yoga, che è lo Yoga della conoscenza, che insegna a pensare in
categorie differenti da quelle di spazio-tempo e di causalità, e di Raja
Yoga, che è il lavoro sull’essere, sulla consapevolezza.
Sebbene sotto vari aspetti queste strade
siano assai efficaci, la loro caratteristica è che fin dal primo momento
in cui ci si imbatte in una di loro, bisogna rinunciare a tutto. Se
viene conservata anche solo un piccolo aspetto della propria vita, non
le si può seguire. Ecco perché esiste un’altra Via, maggiormente
focalizzata sul lavoro interiore piuttosto che sulla rinuncia:
- LA QUARTA VIA
La Quarta Via è una strada speciale, non
assimilabile alla combinazione delle altre. Non è basata sulla rinuncia
esteriore delle cose in quanto il suo assunto principale sul basa sul
fatto che una persona deve iniziare il lavoro nelle stesse condizioni in
cui si trova perché proprio quelle condizioni sono le migliori per
ottenere qualcosa e, successivamente e se necessario, per diventare
capace di cambiarle.
Sotto parecchi aspetti questa Via si
dimostra più difficile delle atre poiché nulla è più arduo del cambiare
se stessi internamente senza cambiare esternamente.
Nella Quarta Via una persona non deve credere a nulla ma deve essenzialmente apprendere.5
TEORIA E PRATICA DELL’APPARATO UMANO
Di tanto in tanto ci dava degli esercizi facili, “da asilo” diceva lui. Ci disse di scrivere un elenco di quelle che secondo noi erano le nostre caratteristiche positive o “buone”, e a fronte un elenco delle negative o “cattive”; di mettere via il foglio e di rileggerlo un paio d’anni dopo. Feci la lista e me ne dimenticai. La ritrovai fra le altre carte due o tre anni dopo e la lessi. Fu uno shock vedere che nessuna di quelle che avevo ritenuto buone caratteristiche – e la lista era piuttosto lunga – esisteva davvero; le mie vere caratteristiche erano quasi esattamente l’opposto di quelle buone. Avevo visto la realtà – la realtà su me stesso – capovolta. Io ero sottosopra e capovolto.6
Il Sistema appartiene ad una classe di
Insegnamenti che considerano l’essere umano come un essere incompleto e
lo studiano dal punto di vista del suo sviluppo.
Si parte dal presupposto che l’uomo non
sia ciò che l’uomo stesso suppone di essere: ci attribuiamo parecchie
qualità che non possediamo, prima tra tutte il fatto di essere consci.
L’essere umano non è conscio, non può avere un’unità, né individualità,
né un ego o un “io”. Tutte queste cose sono inventate dall’uomo per
conservare l’illusione della consapevolezza. L’uomo può essere conscio, ma attualmente non lo è.
Questo Sistema capovolge tutto ciò che
sappiamo o a cui abbiamo mai pensato. Per renderci conto del punto in
cui normalmente si trova l’apparato umano, possiamo pensare ad una
carrozza e ad un aeroplano. Un aeroplano ha parecchie possibilità che
una carrozza non ha, tuttavia può essere usato come una carrozza.
Sarebbe molto poco adatto, scomodo e assai costoso, ma lo si può sempre
agganciare a dei cavalli e camminarci sulla strada. Supponendo che
l’uomo che possiede l’aeroplano non sappia che ha un motore e che può
muoversi da solo, e supponendo che apprenda che invece è possibile che
lo faccia, ne consegue che presto potrebbe fare a meno dei cavalli e
usarlo come una macchina. Anche la funzione della macchina è inadatta
all’aeroplano, ma usufruirà di alcuni vantaggi aggiuntivi. L’uomo,
studiando il motore, potrebbe giungere al punto di capire che l’apparato
potrebbe volare: ecco cosa noi stiamo facendo a noi stessi, ci usiamo
come una carrozza mentre potremmo volare.
Per quale ragione il nostro aeroplano non
può volare? La prima ragione è che non conosciamo la macchina, come
essa funzioni e come metterla in moto. La seconda ragione è che, come
risultato di questa ignoranza, la macchina funziona ad una velocità
molto lenta. Per seguire pienamente le idee e i metodi del Sistema
dunque, è necessario riconoscere ed essere d’accordo su due punti:
- il lento livello della consapevolezza,
- l’assenza pratica di volontà e individualità nell’uomo.
Il raggiungere la consapevolezza è
collegato con la graduale liberazione della meccanicità, perché l’uomo,
così com’è, è interamente e completamente sotto leggi meccaniche.7
Con le parole di Gurdjieff:
Sì, è possibile smettere di essere una macchina, ma per questo è necessario prima di tutto conoscere la macchina. Una macchina, una vera macchina, non conosce se stessa e non può conoscersi. Quando una macchina conosce se stessa, da quell’istante ha cessato di essere una macchina; per lo meno non è più la stessa macchina di prima. Comincia già ad essere responsabile delle proprie azioni.8
Il primo passo nell’acquisizione della
consapevolezza sta nel rendersi conto che non si è consapevoli,
accompagnata dal superamento dell’illusione di essere svegli. Quando ci
rendiamo conto di essere addormentati, vediamo che tutta la storia è
fatta da gente addormentata. Uomini addormentati combattono, fanno
leggi; altrettante persone addormentate li ubbidiscono o li
disubbidiscono.
Le nostre peggiori illusioni sono le idee
sbagliate tra cui viviamo e che governano la nostra vita. Se potessimo
cambiare il nostro atteggiamento verso queste idee sbagliate e
comprendere cosa sono, ciò sarebbe da solo un grande cambiamento che
muterebbe immediatamente le cose.9
PREDISPOSIZIONE AL LAVORO
Per le persone che possono intraprendere seriamente un lavoro, tutto ciò che è possibile sapere con i mezzi ordinari
sull’idea di esoterismo, sull’idea di conoscenze nascoste, sulle
possibilità di una evoluzione interiore dell’uomo e così via, non
dovrebbero apparire come qualcosa di interamente nuovo; altrimenti,
diventa difficile parlare loro.
Può
essere anche utile avere ricevuto una preparazione scientifica o
filosofica. Se un uomo ha una solida conoscenza religiosa, questo può
anche essere utile. Ma se aderisce ad una forma religiosa particolare
senza comprenderne l’essenza, incontrerà grandi difficoltà.
In generale quando un uomo non sa quasi
nulla, ha letto poco, ha pensato poco, è difficile parlare con lui.
Tuttavia, se ha una buona essenza, c’è per lui un’altra via e si può
fare a meno di ogni conversazione; ma in questo caso dovrà essere
obbediente, dovrà rinunciare alla sua propria volontà.
Per avvicinarsi con serietà a questo insegnamento occorre essere stati precedentemente delusi,
occorre avere perso ogni fiducia innanzi tutto in sé stessi, cioè nelle
proprie possibilità, poi, in tutte le vie conosciute. L’uomo non può
sentire ciò che vi è di più valido nelle nostre idee se non è rimasto
deluso da tutto quello che ha fatto, da tutto quello che ha cercato. Se
era un uomo di scienza, deve essere stato deluso dalla scienza. Se
devoto, deluso dalla religione. Se dedito alla politica, deluso dalla
politica. Se filosofo, deluso dalla filosofia. Se occultista, deluso
dall’occultismo; e così via.
Bisogna però comprendere esattamente che
cosa tutto ciò significa; se si dice, per esempio, che un devoto deve
essere stato deluso dalla religione, questo non vuoi dire che abbia
dovuto perdere la fede. Al contrario, questo significa che egli deve
essere stato deluso soltanto dall’insegnamento religioso
ordinario e dai suoi metodi. Comprenderà allora che la religione, così
come viene insegnata ordinariamente, non è sufficiente per alimentare la
sua fede e non può condurlo da nessuna parte.
Non importa quel che un uomo faceva prima
o che prima l’interessava. Quando arriva al punto di essere deluso
dalle vie accessibili, vale allora la pena di parlargli della Quarta
Via, poiché può venire al lavoro. Ma se egli continua a pensare di poter
trovare qualche cosa con l’abituale modo di vivere, o di non aver
ancora esplorato tutte le vie, o di potere, da solo, trovare o fare
qualsiasi cosa, ciò significa che non è ancora pronto.
Non vi è che una sola cosa incompatibile con il lavoro, ed è l’occultismo professionale. Tutti questi spiritualisti,
tutti questi guaritori, chiaroveggenti od altri, e persino la maggior
parte di coloro che li seguono, non devono sentire troppo di tali idee,
poiché si servirebbero di tutto ciò che avranno imparato, per
imbrogliare la gente.
In definitiva, coloro che non hanno
cercato o che non stanno attualmente cercando, non ne hanno bisogno. E
quelli che non si sono ancora scottati, non ne hanno ugualmente bisogno.10
LA CONDIZIONE PRIMARIA DEL LAVORO
La condizione imprescindibile per
intraprendere il lavoro è rendersi conto del proprio stato presente.
Quando uno si rende conto che inganna se stesso, che è addormentato e
che la propria casa è in fiamme, permanentemente in fiamme, e che è
soltanto per caso che il fuoco non ha raggiunto la sua stanza proprio in
quel momento, quando uno si rende conto di ciò, egli vorrà fare sforzi
per svegliarsi e non si aspetterà nessuna ricompensa speciale.
Poiché non ci rendiamo conto che la
nostra casa è in fiamme ci aspettiamo sempre una ricompensa speciale.
Cosa si può fare nel sonno? Si possono avere soltanto sogni diversi:
sogni buoni, sogni cattivi, ma nello stesso letto.
I sogni possono essere differenti, il letto è lo stesso.11
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11 P.D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio, 1974 (pgg. 314-5)
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