“In Kirghisia la notte è un incanto
e appartiene a tutti.”
(Silvano Agosti)
“Miei carissimi amici,
molti
di voi sono sempre più increduli sull’esistenza di questa società che,
con il massimo entusiasmo, sia pure in modo frammentario, vado
descrivendo nelle mie lettere. Vi prego, in nome della nostra amicizia,
di non cadere nell’inganno, definendo la Kirghisia un’utopia. Riflettete
solo sul fatto che gran parte di ciò che vi circonda e appartiene alla
vostra vita, un tempo neppure tanto lontano veniva considerato
un’utopia.
Quando
Leonardo da Vinci progettava le sue macchine volanti così simili agli
elicotteri di oggi, o si ipotizzavano le prime ferrovie o persino quando
si incominciò a parlare della pittura in movimento proiettata su grandi
teli bianchi (il cinema); sempre si frenava ogni entusiasmo affermando
che era impossibile, che si trattava di Utopie.
Del
resto nel 1800 i grandi utopisti francesi teorizzavano, tra lo scherno
dei contemporanei, un pranzo caldo al giorno per ogni cittadino.
Certamente sareste anche più increduli se vi dicessi che, per incontrare
il Primo Ministro qui in Kirghisia, è bastata una semplice telefonata e
dopo meno di venti minuti parlavo con lui.
Dunque
non è stato difficile farmi ricevere dal Primo Ministro del Governo in
carica, anzi, come segno di cortesia verso uno straniero, sono stato
invitato a pranzo con lui dal Primo Ministro del Governo per il
Miglioramento della Qualità della Vita.
Del
resto anche Indira Gandhi fece lo stesso e con analoga spontaneità.
Ricordo che durante l’intervista filmata le dissi: «Ho una domanda
delicata da farle.» E lei: «Prego.» «Molti dicono che qualcuno ti
ucciderà.» Indira, annunciandola risposta con un sorriso indimenticabile
ha sussurrato: «Che c’è di delicato nel fatto che mi uccideranno?» Dopo
qualche tempo, qualcuno le ha sparato.
Qui
in Kirghisia invece, le probabilità che qualcuno spari al Primo
Ministro sono nulle. Non solo perché le armi sono state seppellite con
riti analoghi alla sepoltura dei defunti, ma perché nessuno ha una
qualsiasi ragione per uccidere un proprio simile.
«Invece
di continuare a seppellire i morti per arma da fuoco come si fa ogni
giorno in altri Paesi, noi abbiamo seppellito le armi. Esistono ormai
veri e propri cimiteri dove abbiamo accatastato armi e veicoli da
guerra, monumenti di un’epoca che speriamo non torni più.
Qui
essere Primo Ministro è una professione volontaria. Ognuno può
iscriversi alle liste del volontariato politico. Ogni tre anni si forma
un nuovo governo, mentre quelli che hanno gestito il Paese entrano a far
parte del nostro secondo governo, che si occupa di migliorare le
condizioni di vita e perfezionare l’organizzazione dello stato.»
Sono
affascinanti questi cimiteri delle armi, dove strumenti micidiali di
morte semisepolti. Sembrano sprofondati nella terra. Abbiamo visitato,
su mia richiesta, uno di questi cosiddetti cimiteri delle armi. Si
tratta di grandi spazi, nei quali ogni genere di arma è semi sepolto e
stupendamente ricoperta di ruggire, come scriveva un antico poeta
kighiso:
“Vestite di ruggine le armi
e i vostri aratri
di riflessi lucenti.”
Sotto
vetro vicino ad ogni arma un piccolo cartello informa: “Questo
mitragliatore ha ucciso 850 esseri umani.” “Questo carro armato ha
abbattuto 2.300 abitazioni civili.” “Questo tipo di bomba era in grado
di uccidere 300.000 persone in pochi secondi.”
In
alcune nicchie ci sono perfino alcune fotografie dei responsabili con
titolo a eterno biasimo: “Costui ha inventato le mine antiuomo,
responsabili della morte e della mutilazione di milioni di esseri
umani.”
«Ma
se una potenza straniera invade il vostro Paese?» Domando con acume
tutto occidentale. «Grecia capta, coepit victores. La Grecia catturata,
catturò i suoi vincitori. Come? Con la cultura. Qualsiasi popolo venendo
a contatto con noi, si convincerebbe di quanto è semplice vivere in uno
stato di perenne serenità. Li aspettiamo.» Il Primo Ministro è un
ometto sulla cinquantina, vestito sobriamente, con un ciuffo di capelli
bianchi che gli schiarisce la fronte.
«Sono
il Primo Ministro solo da un anno e anch’io, come tutti in Kirghisia,
lavoro tre ore al giorno.» «Com’è possibile che uno Stato funzioni quasi
da solo?» «Il nostro principio motore è l’autogestione, a tutti i
livelli,. Ogni abitante è in pratica Autore del proprio destino. Tutti
hanno familiarità con tutti. Prima i ricchi vivevano isolati nelle loro
ville.
Erano
prigionieri del loro benessere e, direttamente o indirettamente,
determinavano una società non serena, forse per rendere tollerabile il
loro isolamento. Anche dopo le nostre riforme, hanno tentato di
proseguire nella condizione di ricchi, isolandosi dagli altri, poi anche
loro hanno dovuto aprire le porte e gli animi per partecipare al grande
gioco della vita.
I
loro parchi e i loro giardini si sono aperti a tutti e finalmente le
voci dei bambini riempiono quella che un tempo era solo una dorata
solitudine.» Mi accompagnava lui stesso dall’altro Primo Ministro e suo
collega, il Capo del Governo per il Miglioramento, dal quale siamo
invitati a pranzo.
Camminiamo
a piedi in queste strade ampie, soleggiate e bonificate, perché libere
dal traffico. La gente affacciata alle finestre saluta il Primo
Ministro. Si direbbe che tutti lo conoscano, ma che anche lui conosca
tutti. Mi vergogno al solo pensiero di chiedergli se non ha paura di
andarsene in giro senza guardia del corpo o senza la macchina blindata.
Intervisterò
anche il Capo del Governo per il Miglioramento. Chi amministra,
raramente la la possibilità di migliorare le strutture operative, mentre
un governo che si occupa solo di osservare il funzionamento delle
istituzioni, può migliorarle sempre più. Il Primo Ministro del Governo
per il Miglioramento è una donna.
Ci
riceve mentre sta annaffiando il giardino. Posa con grazia la canna
dell’acqua, poi sorridendo: «Volete accomodarvi? Il pranzo è pronto, ho
cucinati io stessa.» Ci fa strada fino a una deliziosa piccola veranda,
dove sediamo a una tavola accuratamente preparata. Al centro un ampio
vassoio con gli antipasti tipici della Kirghisia.
Polpa
di granchio su tartine imburrate al mais. Segue un delizioso fritto di
pesce con insalate appena colte. Durante il pranzo l’attenzione dei due
ministri è concentrata sulle mie domande. «Dunque volete che spieghi la
funzione specifica del Governo per il Miglioramento del Paese?
Il
Governo per il Miglioramento ha il compito di individuare e proporre
soluzioni migliorative in ogni settore della vita pubblica. Proprio oggi
ho esaminato un progetto particolare che forse riusciremo a realizzare.
Si tratta di una cappa termica che interessa un centinaio di chilometri
quadrati, capace di mantenere la temperatura della capitale al livello
costante di 25 gradi.
In
pratica queste nuove tecnologie consentirebbero di determinare una
primavera permanente, permettendo ai nostri cittadini di vivere, se lo
desiderano, sempre all’aria aperta, giorno e notte.» «E le stagioni e i
cicli naturali del tempo?» Chiedo stupito. «Le stagioni le andremo a
vedere ai confini della città. Ma ci vorrà ancora qualche decina di
anni, il progetto va prima sottoposto a tutti i cittadini.
Senza
l’unanimità da noi nessuna proposta viene attuata. Abbiamo calcolato
col Ministro per il Miglioramento delle Finanze, che questo nuovo modo
di vivere abbasserebbe il costo pro capite di ogni cittadino,
consentendo di diminuire l’orario di lavoro a un’ora al giorno o, a
scelta, a un giorno la settimana naturalmente sempre a pieno stipendio.»
Questa
mia nuova giornata in Kirghisia termina con una visita all’ospedale,
completamente autogestito dai malati. I meno gravi o i convalescenti si
occupano di cucinare o di riordinare le stanze. I medici non hanno
camici, ma sono vestiti della loro competenza.
Torna
alla mente Franco Basaglia che, dopo aver vinto la sua battaglia per
mettere fuorilegge i manicomi e dopo aver liberato decine di migliaia di
malati dai letti di contenzione e dagli elettroshock, diceva ai giovani
medici:
http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2017/02/lettera-dalla-kirghisia.html
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