La via del paradosso: trent'anni dopo Siddho ricorda quando incontrò Osho per la prima volta. E le parole uscirono da sole...
Da un articolo apparso su Osho Times
Era il 1978, avevo 22 anni al mio arrivo a Pune, in quello che oggi si chiama l’Osho International Meditation Resort. Il giorno seguente, fui accompagnata da un amico in ufficio per chiedere un darshan.
Per essere sinceri, non sapevo esattamente cosa fosse il darshan, sapevo solo che volevo incontrare Osho! Non avevo neppure avuto il tempo di atterrare e capire qualcosa in questo luogo pieno di persone con occhi che ridevano. Avevo solo la sensazione interna di un energia molto leggera e di meraviglia… quando Arup, nell’ufficio, mi chiese se volevo un darshan con Osho risposi di sì, lei mi richiese (probabilmente vedendomi un po’ perplessa) “ne sei sicura?”; ricordo che alcune lacrime mi scesero sul volto, non sapevo neppure perchè stessero scendendo, e dissi “yes”.
Dopo due giorni avrei incontrato Osho, la sera al darshan… e finalmente compresi che darshan significa incontro con il maestro. Il pomeriggio di quel giorno mi lavai i capelli quattro volte, mi feci tre docce, perché incontrando il maestro non dovevamo avere profumi, la pelle e i capelli dovevano essere privi di qualsiasi "odore”.
Ciò che mi attraversava era un’emozione mai provata prima, un senso di mente “vuota”, non riuscivo ad immaginare nulla: era il mio primo incontro cosciente con lo sconosciuto! Tutto era così nuovo, l’India, la Comune… il maestro. La sensazione era di una connessione molto nuova con la vita, non potevo paragonarla a nulla: semplicemente stupore e meraviglia, come se venissi al mondo in quel momento. Una sensazione bellissima.
Finalmente mi trovo seduta in Chuang Tzu Auditorium, un grande patio nel giardino della casa di Osho, insieme a un centinaio di persone di svariate nazionalità ed età; musica bellissima, di sitar e tabla, silenzio, attesa…. ed ecco che entra Osho. Dopo qualche istante capisco che ognuno verrà chiamato individualmente e si siederà di fronte a Osho per qualche minuto. L’emozione sale, il cuore a ogni nuovo nome sobbalza… e finalmente arriva il mio.
Quando mi trovo seduta davanti a Osho mi sento pervasa da un’energia molto straripante, come se dentro diventassi “liquida”, senza difese, senza timore, senza pensiero…. ma è soprattutto l’incontro con quegli occhi “vuoti”, il guardare nel vuoto, e sentirsi messa a nudo come non mai: era come se uno specchio riflettesse tutto, come se davanti non ci fosse un uomo, ma pura energia, avvolgente, luminosa… e spazio vuoto.
Osho mi diede il nuovo nome, Ma Deva Siddho, e il suono della sua voce era più come una melodia, mi aiutava sicuramente il fatto che parlavo poco inglese, e quindi ascoltavo con tutti i sensi più che con la testa. Alla fine delle sue parole, in cui tra l’altro mi diceva che la mia via sarebbe stata la via del paradosso, e che il mio unico “impegno” sarebbe stato solo con lui, restai lì, incapace di alzarmi, inchiodata al marmo sul quale ero seduta.
Lui mi chiese “hai qualcosa da dirmi?” e io dopo una lunga pausa “I love you”… Le parole uscirono da sole, io le ascoltai, Osho mi fece un sorriso di una dolcezza infinita, che da allora mi ha sempre accompagnato, e mi disse che quello lo sapeva e aggiunse “good Siddho!”. E io ancora non mi alzavo….lui sorrise, disse di nuovo “good” (va bene), e a quel punto sento delle mani che mi spingono un pochino sul fianco, e letteralmente mi spostano: era un discepolo preposto ad “aiutare” quelli che come me restavano davanti a Osho un po’ troppo…
Mi alzai, come se le gambe non fossero le mie, come se i piedi si muovessero da soli, e mi ritrovai magicamente seduta al mio posto. Il senso di beatitudine, leggerezza e ampiezza durò per giorni, non capivo molto, ma decisamente sentivo che ero arrivata a “casa” e che lì era il mio posto, e che l’incontro con Osho era l’incontro con tutto ciò che volevo dalla vita! E a distanza di più di trent’anni penso ancora che l’incontro con Osho sia ciò che di più bello mi è successo e mi stia ancora succedendo nella vita! "Good Siddho, good", che meraviglia l’eco di quelle parole… ed è proprio good!
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