Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo sentito parlare di esseri semi-divini che interagirebbero con gli uomini sin dalla notte dei tempi e che vengono comunemente chiamati angeli.
Queste figure, tuttavia, non sono esclusive delle tre religioni sorelle (ebraismo, cristianesimo e islam) ma appaiono, seppur in modo diverso, anche in testi molto più antichi.
La parola angelo deriva dal latino angelus, a sua volta derivante dal greco ἄγγελος (traslitterazione: ággelos; pronuncia: ánghelos), traduzione dell’ebraico מלאך, mal’akh che letteralmente vuol dire “messaggero”, “servitore”, “messo”.
Il termine indicherebbe dunque qualcuno che svolge il compito di messaggero ed è proprio in tal senso che ritroviamo gli “angeli” nei testi più antichi. Ora, inizieremo un breve riepilogo di come la figura degli angeli è mutata col passare dei secoli, dai messaggeri divini nella cultura ellenica sino ad arrivare agli angeli custodi dei nostri tempi, tema che affronteremo approfonditamente con una scrittrice che ha largamente trattato l’argomento. Iniziamo.
Le prime figure accostabili agli angeli le troviamo addirittura nei testi mesopotamici. Sono i cosiddetti sukkal, messaggeri personali delle diverse divinità, come ad esempio Mummu che viene definito il sukkal della dea Inanna.
Nella cultura ellenica troviamo gli stessi esseri facenti funzioni di messaggeri per gli dèi, il più famoso tra loro è ovviamente Hermes, sebbene non sia l’unico. Filone di Alessandria, teologo e filosofo vissuto tra il 20 a.c. e il 50 d.c. identifica gli: ánghelos greci con i mal’akh della tradizione ebraica portandoci numerose analogie tra le due figure.
Anche i mal’akh dell’antico testamento sono descritti come messaggeri degli elohim, sebbene talvolta presentino tratti abbastanza peculiari rispetto agli angeli che tutti noi abbiamo in mente.
In Ezechiele 10 i cherubini (una delle classi angeliche) vengono difatti descritti più come delle macchine che non degli esseri spirituali:
9 Guardai ancora ed ecco che al fianco dei cherubini vi erano quattro ruote, una ruota al fianco di ciascun cherubino. Quelle ruote avevano l’aspetto del topazio. 10 Sembrava che tutte e quattro fossero di una medesima forma, come se una ruota fosse in mezzo all’altra. 11 Muovendosi, potevano andare nelle quattro direzioni senza voltarsi, perché si muovevano verso il lato dove era rivolta la testa, senza voltarsi durante il movimento. E ancora:
16 Quando i cherubini si muovevano, anche le ruote avanzavano al loro fianco: quando i cherubini spiegavano le ali per sollevarsi da terra, le ruote non si allontanavano dal loro fianco; 17 quando si fermavano, anche le ruote si fermavano; quando si alzavano, anche le ruote si alzavano con loro perché lo spirito di quegli esseri era in loro.
Al di là delle innumerevoli ipotesi teologiche, questo passo ci descrive chiaramente dei mezzi meccanici in grado sia di volare, sia di muoversi sul terreno.
Discorso totalmente diverso va fatto per i serafini.
Questi sono presenti principalmente nel libro di Isaia e sono descritti come esseri che stanno sotto il trono di Dio e ciascuno di essi ha sei ali, quattro utilizzate per coprirsi il corpo e le restanti due per volare.
Ma i testi ebraici ci parlano continuamente di angeli generici e questi ultimi, indicati col termina mal’akh o malachim (plurale), hanno caratteristiche ben poco spirituali.
Gli angeli appaiono in forma umana, senza volare né possedere alcun potere particolare sebbene siano sempre indicati nella funzione di messaggeri degli elohim.
Durante le vicende di Sodoma e Gomorra, che abbiamo largamente trattato in questo giornale, Lot sarà visitato proprio da due angeli, i quali tra l’altro rischieranno di essere fatti a pezzi dalla folla inferocita della città.
Questa e altre vicende pongono gli angeli biblici in una posizione subalterna rispetto agli elohim e comunque sempre sul piano fisico e mai sovrannaturale.
Basti pensare in tal senso alla lotta fisica tra Giacobbe, che poi diverrà Israele, e un angelo di Dio; o ancora come ci viene detto nella Prima Lettera ai Corinzi, di come le donne alle assemblee debbano coprirsi i capelli a “motivo degli angeli” e non per rispetto a Dio, passo che alcuni traducono come una cautela per non eccitare sessualmente gli angeli stessi.
Sotto questo punto di vista citiamo un ulteriore passo biblico presente in Genesi 6: “…i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte”.
Secondo alcune interpretazioni, i figli di Dio qui citati sarebbero proprio gli angeli, i quali si accoppiarono con gli uomini generando poi la stirpe dei nephilim.
Questa dissonanza tra le varie tipologie di angeli biblici non è da ritenersi strana o insensata, giacché bisogna considerare che ciascuna di queste figure è, almeno nei testi ebraici, una categoria a sé stante e non facente parte di un insieme più ampio e omogeneo di essere spirituali che noi oggi siamo abituati a definire arbitrariamente angeli.
Questi ultimi vengono definitivamente fatti ascendere al mondo spirituale e metafisico soltanto con l’espansione del cristianesimo prima e dell’islam poi, ponendoli come figure sacre al servizio dell’unico vero Dio.
Nel corso dei secoli gli angeli, in particolare sotto il cristianesimo, hanno assunto sempre più la funzione di essere divini o semi-divini, discostandosi totalmente dall’originaria divisione ebraica.
Le fila angeliche si sono arricchite e ampliate a dismisura, inglobando nuove e peculiari figure o schiere angeliche che, seppure a volte di origine biblica, non ne condividono più le descrizioni o le funzioni originarie.
In tal senso troviamo, ad esempio, i cosiddetti angeli custodi.
Ne parliamo ora con la scrittrice Surabhi E. Guastalla (surabhi-energy.it) da me intervistata:
– Salve Surabhi, lei ha scritto un libro, “Amico Angelo”, in cui ha trattato il tema degli angeli custodi. Cosa l’ha spinta a scrivere di questo argomento?
Surabhi: Volevo far risentire la mia voce sugli Angeli dopo tanto tempo. Me ne ero occupata per la prima volta nel lontano 1996, quando è uscito il mio libro “L’Angelo Custode”, De Vecchi Editore. Quel libro viene edito ancora oggi e ha girato tutto il mondo, ma desideravo tornare sull’argomento e approfondirlo.
– Gli angeli, come già detto, sono presenti in varie culture e spesso sono molto diversi gli uni dagli altri. Lei come si è orientata in mezzo alle varie tradizioni?
Surabhi: Principalmente seguo la tradizione delle Gerarchie Angeliche, che a loro volta discendono dalla Kabbalah e da altri libri sacri.
– Si può credere agli angeli senza necessariamente avvicinarsi ad una delle 3 religioni sorelle o i due credi sono intrinsecamente uniti?
Surabhi: Gli Angeli, anche se ci serviamo della tradizione per ottenere un “supporto” informativo, sono sganciati dalle religioni, proprio perché sono presenti in tutte le religioni, anche le più antiche, pur sotto diversi nomi. Troviamo sempre delle creature benefiche con le ali, che ci indicano la via o ci danno consigli.
Nel tempo, e soprattutto nei periodi più recenti, sono arrivate informazioni che hanno cambiato la visione originaria, forse più sincretica o forse semplicemente distorta dalle svariate traduzioni, interpretazioni e posizioni filosofiche successive. Gli Angeli ai quali ci rivolgiamo oggi sono quelle antiche Creature benefiche che ci aiutano a camminare meglio nella vita quotidiana. Un’energia semplice e diretta, senza eccessive sovrastrutture.
– Molta gente non crede negli angeli. Perché questi esseri dovrebbero essere più veri degli gnomi, le fate o i troll?
Surabhi: Perché anche le fate, gli gnomi o i Deva sono creature angeliche, tanto che sono definiti anche Angeli della natura e Elementali. E sono in grado di far sentire la loro presenza, esattamente come i loro fratelli maggiori.
– La figura di Lucifero o Satana, come principe degli angeli ribelli, è reale o è solo un mito da contrapporre alla figura di Dio?
Surabhi: Come sappiamo, i miti affondano sempre le loro radici in qualcosa di concreto. Le energie, tutti i tipi di energia, hanno bisogno del bilanciamento: in contrapposizione alla Luce si trova il buio. È così in tutte le cose.
– Le azioni degli angeli custodi, in particolare il loro aiuto o protezione, avviene indipendentemente dal fatto che ci crediamo o meno, oppure per ampliarne gli effetti bisognerebbe credere, meditare e praticare qualche rito?
Surabhi: Beh, crederci aiuta… e anche cercare un collegamento con la loro energia. Perché altrimenti rischiamo che certe esperienze “ci scivolino addosso” senza consapevolezza e senza crescita (e questa è la ragione per cui gli Angeli cercano di interagire con noi).
A volte si rivelano attraverso le protezioni dagli incidenti, o con dei segnali molto forti, ma dobbiamo ricordare che non possono intervenire più di tanto, perché altrimenti entrerebbero in conflitto con il nostro libero arbitrio. Quindi, quando si rivelano, si tratta di casi speciali, e sono sempre collegati col tentativo di farci aprire gli occhi, o di farci divenire consapevoli che oltre la vita terrena c’è dell’altro.
In quanto ai riti, non si tratta di compiere veri e propri riti, ma semplicemente di mantenere il cuore, le orecchie e la vista aperti, cercando un segnale di collegamento, il che è molto più semplice da ottenere di quello che si pensa. Basta iniziare un dialogo e ci accorgeremo che Loro troveranno il modo per risponderci.
(Immagine di copertina – Ria Sopala)
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