martedì 5 luglio 2022

CAMBIAMENTI CLIMATICI E CONSUMO DI CARNE

 



di Franco Libero Manco

Non ci vuole un genio per capire che il nostro limitato pianeta non può metabolizzare la progressiva antropizzazione dell’uomo, l’inquinamento che produce e la crescita esponenziale della popolazione. Le metropoli invadono la natura e la conseguente cementificazione riduce a vista d’occhio gli spazi verdi vitali. Le porzioni della “torta” da dividere si fanno sempre più esigue e quando una minestra è appena sufficiente per 10 persone, se queste diventano venti le conseguenze possono essere drammatiche.

La terra è ammalata e a farla ammalare è la specie umana che come un cancro distrugge l’ambiente in cui vive. E così avveleniamo la terra  con la chimica, inquiniamo l’ambiente, sventriamo le montagne, deprediamo i mari, e come se non bastasse bruciamo i boschi. Le prospettive sono allarmanti e quello che si sta verificando è solo l’inizio di un’era contro cui l’umanità si troverà a combattere per sopravvivere. Se non ci sarà  una forte volontà politica a livello globale di invertire la rotta, ed una presa di coscienza individuale, occorre prepararsi al peggio, rassegnarsi a siccità sempre più roventi, a sbalzi climatici e a conseguenti frequenti  inondazioni. Ma la vera rivoluzione può venire solo dalla massa attraverso la responsabilità individuale che deriva dalle scelte quotidiane.

Il problema del cambiamento climatico è ormai tema di continue quanto sterili dissertazioni televisive. Anche se l’ONU afferma che gli allevamenti producono il 14,5% delle emissioni globali di gas nocivi per l’ambiente, cioè un quarto dei gas serra, e che eliminando dalla nostra dieta carne, pesce e derivati si ridurrebbero del 70%, di questo, che è la principale causa del problema, nessuno ne parla, come ci fosse un tacito accordo comune a non menzionare in alcun modo l’industria zootecnica principale responsabile dell’inquinamento globale perché richiederebbe la messa al bando della bistecca e soprattutto metterebbe in contraddizione ogni interlocutore che sicuramente non intende rinunciare al pasto carneo. Nessuno dice che per la produzione di un solo kilogrammo di manzo necessitano circa 50.000 litri di acqua potabile, di 7 litri di petrolio, 15 kg di cereali, che vengono distrutti 12 mq di foresta,  che genera 36 kg di anidrite carbonica,  e che assorbe energia quanto un’automobile per 40 km. Praticamente solo l’industria zootecnica inquina più di tutti i mezzi di trasporto del pianeta: automobili, aerei, navi e treni compresi. Ma pare che si preferisse morire che rinunciare alla bistecca.

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