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E’ arrivato il freddo e con esso aumenta ogni giorno
che passa la mia voglia, nonché esigenza, di caldo. Qui in Italia trovo
sollievo e soddisfazione solo stando vicino ai termosifoni, o ai
pannelli radianti di Riscaldo oppure
all’interno di qualche sauna di qualche palestra, o ancora grazie alla
sensazione di aumento di circolazione provata nel post
movimento/allenamento. Certo tutto questo non è l’ideale, ma aiuta a
sopperire alla mancanza di luce, di calore e di raggi solari curativi
che in queste stagioni più fredde vengono a mancare.
Sogno una vita che mi permetta di stare tutto l’anno
in maniche corte e bermuda, liberamente scalzo. La specie umana è nata
per stare all’aria aperta, a piedi nudi e con più pelle possibile
esposta al sole, e non coperta da capotti e maglioni. Trovo quindi molto
innaturale portare le scarpe per il freddo, ma purtroppo è per molti un
esigenza. Ora qui le soluzioni sono due: o si sposta l’asse terrestre o
cambiamo emisfero e ci spostiamo noi ai tropici.
Credo fortemente che il clima ideale per la nostra
specie sia quello tropicale, e che qui al freddo l’uomo si ritrovi in
ambiente inadatto ed errato.
Durante la sua evoluzione la razza umana è migrata
dai luoghi in cui è nata adattandosi a nuovi ambienti, ma ha pagato, e
sta pagando tutt’ora, questa alterazione del ciclo naturale con la
diminuzione del suo ciclo di vita. Senza entrare troppo nello specifico
basti pensare agli esquimesi che vivono al gelo, mangiando solo grassi
animali, ed hanno una vita media di 35/40 o 50 anni a seconda delle
fonti consultate.
Il corpo si abitua a tutto pur di sopravvivere,
questa attitudine dell’organismo ha dato la possibilità all’uomo di
insediarsi in zone non ideali alla propria specie apparentemente senza
troppe difficoltà, anche se in realtà questo lo ha portato a subire un
grosso dispendio energetico le cui conseguenze sono state malattie e
diminuzione della durata della vita, nonché diminuzione delle qualità
della stessa.
Per diverse motivazioni vivere al gelo non offre le
stesse opportunità e condizioni adatte alla socializzazione che si hanno
nei luoghi caldi. Non a caso i popoli tropicali, specie quelli
sudamericani, sono sempre allegri nonostante le proprie condizioni
culturali, economiche e sociali che sono molto più “difficili” rispetto
le nostre.
Volendo ragionare con il buon senso vi sono molti
punti di vista che possono essere affrontati insieme riguardo la
questione, innanzitutto l’alimentazione:
Come molti di voi già sanno, noi di Fruttalia
crediamo che la dieta ideale dell’uomo sia quella fruttariana o frutto
vegetale (fruttaliana), e di fatto qui in inverno non c’è a nostra
disposizione tutto il cibo vegetale di cui avremmo bisogno, frutta che è
invece presente durante tutto l’anno ai tropici.
Passiamo poi alla questione energetica:
La perdita di foglie da parte delle piante e i
periodi di letargo, o più semplicemente l’aumento di ore di sonno,
affrontati dagli animali sono tutte tecniche per limitare il consumo di
energia e risparmiarne quanta più possibile. Nell’uomo questo meccanismo
non avviene, ma anzi continuiamo a lavorare e spremerci energeticamente
anche e soprattutto d’inverno mangiando addirittura più che in estate.
Il mangiare in eccesso provoca stimolazioni compensatorie alternative al
nostro sistema biologico, che si riscalda per la maggiore energia
generata dalla digestione e dal metabolismo aumentato. Questo dispendio
genera affaticamenti e sprechi a livello di energie vitali. Tutto questo
però, si potrebbe evitare con un bel paio di raggi di sole rigeneratori
in più.
Anche l’uomo come gli animali dovrebbe diminuire la
propria alimentazione, specie quella invernale, seguendo di più
l’istinto e la natura; è questione di buon senso. Non andiamo in letargo
semplicemente perché il corpo si adatta e compensa come meglio può, ma
se osserviamo la natura le piante producono meno frutti in inverno e di
conseguenza di meno cibo dovremmo dunque nutrirci avendone una
disponibilità minore.
La Teoria che l’uomo sia un animale tropicale non è solo mia, ma nasce da studi antropologici e realtà storiche.
Il progetto “Uomo” nasce moltissimi anni fa
nell’Africa subtropicale (alcuni parlano del Kenia) e si sviluppa sempre
rimanendo in climi caldi. Tutte le più grandi civiltà sono nate e si
sono espanse in climi temperati, vedi i sumeri ad esempio, i popoli
della valle dell’Indo, gli egiziani, gli ebrei e così via… insomma “una vita in pantaloncini corti”.
Ben poche civiltà si sono spinte verso nord e quelle
che lo hanno fatto hanno subito gravi ripercussioni sia sulla qualità
che sulla durata della vita, ma soprattutto sono state obbligate a
trasformare, riutilizzare e sfruttare la natura in modo innaturale ed
eccessivo; vedi ad esempio l’uccisione di animali per procurarsi il
pellame o ancora l’impiego degli alberi per il fuoco, pensate che gli
antichi Romani per alimentare le terme cittadine hanno disboscato gran
parte delle foreste del Lazio.
Quello che posso dire io è che l’uomo nasce nudo e
non con la pelliccia. Neanche in Svezia, Groenlandia o in Alaska l’uomo
possiede protezioni naturali ed è quindi impreparato a vivere al freddo.
Insomma sono si d’accordo che l’uomo è in grado di adattarsi a tutto,
l’ho sempre sostenuto e anche scritto in precedenza qui nel blog, ma
trovo sia comprensibile la ricerca di una migliore qualità della vita.
La voglia di poter vivere in maglietta e pantaloncini
tutto l’anno mi spinge da sempre verso terre tropicali, dove poter
stare scalzo camminando su sabbia o erba mangiando ottima frutta in ogni
stagione. Al caldo mangeremmo anche di meno perché sarebbe il corpo
stesso a richiedere quantità minori di cibo, compensate dall’energia
solare e dalla diminuzione di preoccupazioni. Questo ci aiuterebbe ad
avere sangue più fluido e scorrevole senza attriti all’interno
dell’organismo e quindi maggiori possibilità curative auto-prodotte.
Ovviamente non bisogna vivere male il freddo, così
come qualsiasi altra cosa nella vita. Amare tutto e tutti vivendo in
armonia con l’universo è uno dei miei principali obbiettivi! Onestamente
però non lo gradisco così come non gradisco i disagi che esso comporta,
quindi potendo scegliere lo eviterei. Il freddo non è consono ne
sinergico alle nostre attività biologiche interne, e anche se ormai
abbiamo imparato benissimo ad adattarci e ad affrontare qui l’inverno,
non è l’ideale.
Da quando seguo il sistema Fruttalia devo dire però
che va meglio, di fatto ne soffro meno, certo lo sento ancora, ma non lo
percepisco più come dolore o fastidio vivendolo ora unicamente come
freno biologico alle guarigioni e all’allegria emozionale. C’è anche da
dire che grazie a Dio vivo a Roma, un luogo dal clima mite, un luogo che
gli antichi romani scelsero non a caso. Ad ogni modo per i miei
standard è già freddo anche qui, dove l’inverno “rigido” si patisce solo
a Gennaio/Febbraio, e il solo fatto di doversi mettere una giacca anche
a marzo o dicembre equivale per me a sentire freddo.
Comprendo i punti di vista diversi dal mio, ma sono
convinto che noi “siamo energia”, lo siamo in una forma ancora non
evoluta che ha bisogno di ingerire sostanze che creino attrito della
circolazione sanguigna per generare calore (leggi anche Attriti interni, ostruzioni e recupero della mobilità fisica).
Muoviamoci dunque verso una trasformazione ad energia
solare che comporti più cibo sano, più liquido dalla frutta e meno cibo
solido. Cerchiamo di dirigerci verso una decrescita felice che ci porti
ad una nuova rinascita di coscienza, e chi può inizi a pensare all’idea
di emigrare in posti caldi e bellissimi che fortunatamente
ancora oggi esistono su questo pianeta, un’alternativa fra tutte il
nostro progetto tropicale Ubuntu (Ecovillaggio Ubuntu;… Frutta, Sole, Mare, cooperazione).
Per chi decide di restare invece, può semplicemente
organizzarsi al meglio per resistere al freddo e alla mancanza di sole e
calore, reagendo con attività fisica, o con i mezzi riscaldanti
tecnologici più vicini possibili alla natura.
Buon sole e buon calore a tutti.
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