È
dunque una percezione legata ai sensi, una supposizione, una credenza,
un concetto. Tutto quello che puoi “capire” è solo attraverso i
concetti. Ma prima dell’ ”io sono” chi sei? Non puoi saperlo, ma è
quello che sei da sempre.
È
l’io che mantiene i pensieri, le memorie, le congetture, l’io è la
colla che lega dei concetti tra di loro, creando l’illusione di un’unità
concreta.
La
nostra vita è sempre stata soffusa da una certa scontentezza, allora
cerchiamo un traguardo, la sorgente da cui tutto emana ed in cui
rifugiarci e trovare pace, ma questo non esiste tranne come congettura.
Il testimone, che osserva tutto questo, si rivela un aggregato chimico o
sostanza nervosa che alla fine si rivela anch’essa un’astrazione ed
un’esperienza altrettanto illusoria. Questo già lascia una sensazione di
essere come sospesi nel vuoto.
La
vera Realizzazione è senza esperienza di nessun genere: ciò che “sai”,
per quanto indicibile o beatifico anche senza traccia di un’entità che
lo provi, è pur sempre un’esperienza, ed anche il vuoto lo è, poiché è
necessario “esserci” prima, per sperimentarlo o rappresentarlo.
Anche
le cosiddette esperienze spirituali richiedono un cervello per crearle,
basta un elettrodo applicato alla testa ed ecco luci blu, il senso di
amore infinito, ma sono sempre esperienze definibili e passeggere ...
Qualunque cosa tu “sappia” o conosca è una separazione, quindi non è la realtà, che è inconoscibile e inscindibile.
Anche
coloro che affermano: - Ho realizzato che non vi è alcun centro di
riferimento, che non sono mai nato, che vi è solo Consapevolezza – in
definitiva, anche se hanno avuto l’appercezione della non-esistenza,
credono poi di avere raggiunto un traguardo e rimangono invischiati in
una falsa realizzazione. Se questa appercezione non diventa un
sentimento vissuto nel quotidiano e non viene assimilata fino a
diventare come il proprio sangue e la propria pelle – come alcuni saggi
hanno dimostrato, non a parole – rimane solo una bella edizione da far
ammirare in biblioteca.
Prima dell’io sono non c’è esperienza alcuna.
Se ne sei convinto, la stai vivendo veramente nell’umile quotidiano o ti immergi in sogni incantati di vastità senza confini?
Nisargadatta Maharaj diceva: – Cos’eri otto giorni prima del concepimento? O mille anni prima? È quello che sei ora e sempre. –
La
certezza che “io non sono nulla e sono ogni cosa”, la coscienza o la
compassione universale sono ancora uno stato, è conoscenza, è “sapere” e
quindi ancora una prigione, non è la Realizzazione: richiede ancora un
osservatore ed un oggetto. La Realizzazione ultima non è
sperimentabile.
Se ne sei cosciente, non è Quello.
‘Quello’
è il tuo fondamento ultimo ed è inconoscibile. La sorgente che cerchi
non la troverai mai, perché lo sei, come l’occhio non può vedere se
stesso, tranne che specchiandosi, cioè come riflesso. Ma si sa, il
riflesso nello specchio è un’immagine perfetta, ma non è realmente ciò
che vi si riflette – anche se poi si realizza che sono una e non due
entità in questione.
Non
puoi guardare il sole ad occhio nudo, mentre il suo riflesso sulla luna
puoi contemplarlo tranquillamente. La manifestazione, dato che parte
dalle tue percezioni, è sempre il tuo riflesso e si estingue al momento
del sonno profondo e definitivamente quando il tuo respiro si mescolerà
all’aria comune a tutti.
Quando
si parla di unità estatica, di coscienza infinita e impersonale, come
traguardo finale della tua ricerca, ciò può farti sentire bene, sembra
vero, ma è un cartello pubblicitario, non è la verità, che non ha niente
a che fare con l’Assoluto incomprensibile che siamo.
Inoltre
si parla tanto dello “sviluppo personale” che ti crea l’illusione di
poter migliorare un “Io” quando è proprio l’ “Io” che è la radice della
sofferenza, in quanto inesistente e creatore di separazione. Si creano
rituali, terapie, pratiche spirituali che sono solo strategie per
controllare il caos, da cui crediamo di liberarci ed arrivare al nostro
fondamento vero, mentre è proprio quello che chiamiamo caos il nostro
vero sostegno, privo di ogni concetto e quindi indefinibile, ignoto e
pauroso. In questo modo si genera solo un magnifico super ego che si
crede illuminato, pur parlando di coscienza impersonale.
-
L’ignoto diceva U.G. è ciò che siamo.- Questa frase, se vi rifletti su
un momento, fa crollare la costruzione del muro di concetti che ti
definiscono.
Un’altra cosa che “suona bene” e alla moda è: "Vivi il momento presente!"
Osserva solo se è vero o è una bella frase.
In
realtà non sei mai nel momento presente, puoi solo vivere il passato,
poiché al momento che dici “adesso” è già passato, in quanto il pensiero
è solo riferibile al passato in contrapposizione al futuro. La mente
crea il tempo che non esiste realmente. Vivi sempre in un presente
inafferrabile.
Quando
decidi di fare qualcosa, è già stato programmato dalla corteccia
cerebrale che funziona come un biocomputer e controlla il sistema
nervoso, costruttore di realtà – prima che ti accorga della tua
decisione: questo è stato scientificamente provato dalla neuroscienza.
Il senso di essere presenti, l’essere qui ora è ancora un concetto, solo
il non-essere può incontrare il Reale … che già ci sorregge!
Prima dell’ ‘io sono’ non c’è né consapevolezza, né presenza e non esiste l’adesso: c’è solo il senza tempo.
Anche il ‘samadhi ‘ o l’estasi è sempre uno stato in cui si entra e da cui si esce e dipende dalla mente.
Tutto
questo indica che è importante smantellare le tue rappresentazioni e
conoscenze, fino ad arrivare a vedere che sia il sistema nervoso che le
percezioni che creano un mondo sono effimeri come un ologramma creato da
un laser. Se il laser si spegne dove sarà finito l’ologramma?
L’ologramma
si sa, per dirla in breve, è il riflesso di una luce emessa da un laser
su un film di speciale trasparenza olografica. È un’apparenza
trasparente.
Può
un apparenza olografica conoscere se stessa? Può un’apparenza
olografica conoscere la sua vera natura? No. Perché? Perché non ha una
vera natura.
E
così per te e per me. Perché? Perché non esisti come un’entità solida,
come non lo è un’ologramma. Ciò che rende solido un ologramma è la luce
del laser. Che cosa ti fa apparire solido? La luce dell’Assoluto che non
è un’apparenza, ma che appare attraverso tutte le forme evanescenti del
mondo manifestato.
Qualcosa che appare, ma non è reale, può forse “sapere” che non è reale? Come fai a sapere se esisti o non esisti?
U.G. soleva dire: - Non so se sono vivo o morto. Sono cosciente solo se lo so. -
È solo il “sapere concettuale” che può farlo e che rafforza l’illusione.
Non
potrai mai trovare ciò che non è mai esistito. Potrai trovare tutte le
rappresentazioni che vuoi, tutti i mondi paralleli o non paralleli, fare
yoga e meditazioni, contemplare, digiunare, partecipare a tutti i
satsang, eppure sarai sempre allo stesso punto.
Non
puoi trovare ciò che non è mai esistito. Eppure continui a cercare, ad
incontrare guru, finché il cercatore disperato muore. Muore prima o al
momento della morte fisica che è una disintegrazione del modello di
energia che sembra reale, come un ologramma. E un ologramma sparisce,
muore, quando il laser viene spento. Dov’è andato? Da dove è venuto?
Non è mai stato reale.
Il
ricercatore muore dunque, quando l’energia che ha messo nel credere ad
una persona separata, sparisce. Ma il ricercatore, dal momento che è
solo un’apparizione fantomatica, non può spegnere l’energia che crea la
sua convinzione, come un ologramma non potrà spegnere la luce del laser
che gli dà forma.
Puoi
riuscire a vedere con assoluta certezza come stanno le cose (non voglio
dire che non puoi farci niente) si tratta solo di verificare il
semplice fatto che non c’è un “tu” che può cercare o non cercare, morire
o non morire, essere o non essere.
Quindi
il primo movimento è di indagare se c’è questa persona, ma poi, può
un’entità inesistente indagare su una persona che non è mai esistita?
Potrà solo rendersi conto che il presunto abitante non ha mai abitato la
tua casa, non vi ha mai messo piede.
Qui
… scoppierai in una risata. Anche il solo affermare “un giorno il
ricercatore morirà” o l’ “ego sarà distrutto” è una menzogna, dato che
non solo non esiste, ma non c’è realmente nessun futuro in cui potrebbe
avvenire.
Quando
queste bugie sono messe alla berlina e la convinzione è assorbita nel
vivere quotidiano, allora la necessità di cercare viene meno da sola e
la vita, senza moti paralleli di pensiero, fluisce secondo le sue
regole.
-Sin dall’inizio nessuna cosa è – dicono i saggi.
Nessuna via d’uscita. Non c’è prigione né prigioniero.
La vita è solo un sogno evanescente.
Un’altra
indicazione dell’illusorietà del mondo virtuale e della relatività del
tempo in cui viviamo è osservabile attraverso le esperienze di Stanislas
Grof, noto psichiatra che ha curato migliaia di persone attraverso LSD
all’inizio e poi con la respirazione olotropica.
Attraverso
le sue osservazioni di pazienti che rivivevano il processo della
nascita, egli notava sempre lo stesso processo in atto.
Un
inizio “estatico” durante il periodo in cui il feto nuotava nel ventre
materno, poi, all’inizio delle contrazioni del parto, uno stato di
blocco, di fortissime tensioni, che si esprimevano come violenze subite,
episodi di sado-masochismo, e la sensazione di via senza uscita, infine
come cataclismi ed eruzioni al momento del transito perineale - infine
il senso di liberazione al momento della nascita vera e propria.
La
scoperta più interessante fu quella di vedere che molti erano rimasti
con la memoria in uno stato di blocco al momento delle contrazioni o in
un momento di difficoltà per venire alla luce e ripetevano nella loro
vita costantemente questi episodi traumatici o li riportavano su altre
persone in tutte le modalità possibili. Una volta rivissuto l’evento, la
loro vita cambiava radicalmente. Il fatto di accogliere senza
interpretazione alcuna il semplice fatto, scioglieva l’emozione legata
ad essa – emozione che è sempre sinonimo di rifiuto e quindi di
separazione.
Infine
cita uno dei suoi pazienti alla fine del viaggio interiore:- Ero la
vittima e allo stesso tempo l’aggressore. Guardando in viso la vittima
vidi il mio stesso viso. Tutta la sofferenza del mondo era solo la mia
percezione di essa. Nulla vi era all’esterno di me che mi faceva torto.
Producevo ogni esperienza. –
Questo
sta a dimostrare in modo sperimentale, per prima cosa che il male e la
sofferenza sono basati su una falsa percezione della realtà e sulla
convinzione di individualità separata e secondo, che il mondo della
materia, gli avvenimenti che si svolgono in esso, sono solo riflessi di
stati transitori e essenzialmente…vuoti. L’aggressore è la vittima. Le
atrocità ed il terrore sono l’altra faccia della medaglia del senso
estatico di beatitudine, come se le due facce si riunissero all’istante.
Come
le figure dello sceneggiato alla tv sono solo variazioni di un campo
indiviso, noi possiamo sia vederlo come storia sia come danza di onde
elettromagnetiche di varie frequenze, ben sincronizzate per uno speciale
effetto. Un ignorante può crederlo reale, ma non il regista o colui che
ha fatto le riprese, che lo considera un evento virtuale e non un
dramma o una storia vera. La ragione per cui interpretiamo lo
sceneggiato come storia reale e i protagonisti come persone, viene dal
fatto che siamo interessati all’esperienza, anzi cerchiamo attivamente
l’esperienza di quel genere, reagendo ad essa come ad un fatto reale.
Condannare
il male nel mondo sarebbe come voler condannare il regista del film per
i reati commessi sullo schermo: egli ha creato solo una strategia di un
gioco di immagini illusorie, per far scattare il grilletto delle nostre
emozioni.
Il mondo – come l’hanno riconosciuto eminenti scienziati – è solo nella nostra retina e perfino … capovolto!
Un
altro tranello per alcuni ricercatori di verità è di innamorarsi del
guru o meglio delle percezioni che egli suscita, invece di guardare a
ciò che ci vuole indicare e che può metter fine a qualunque concetto.
Anche
il guru, a cui molti si legano come ad una figura superiore e a cui
tentano di assomigliare, è dunque ancora un concetto. Ci sono solo delle
“risonanze” che avvengono al momento opportuno e che strappano il velo
di ragnatele mentali, convinzioni e ideologie, non sarà mai una persona
che ci rivelerà la verità su noi stessi.
Quindi,
riferendomi a quanto sperimentava Grof nelle sue sedute, si può anche
immaginare che se vivi uno tsunami o una guerra o un’eruzione vulcanica
effettivamente in una vita, è solo il programma di nascita che si
ripete, apparentemente all’esterno ed in vistavision. È solo una
ripetizione in larga scala delle sensazioni provate durante il parto ed
ingigantite e riprodotte dall’ologramma della coscienza. Lo stesso
dicasi delle violenza perpetrate o subite. Un paziente di Stan Grof che
aveva subito abusi e che si trovava sempre in situazioni in cui veniva
maltrattato o seviziato, dopo alcune sedute con l’LSD, rivisse la sua
nascita e provò le stesse identiche sensazioni che inconsciamente
attraeva a se, pur considerandole affatto desiderabili. In seguito le
brutalità non avvennero mai più.
Una
ragazza che frequentava con me un seminario di astrologia
transpersonale mi raccontò che era stata violentata due volte. Ad un
certo momento, avendo lei studiato il suo oroscopo di nascita vide che
era nel suo stesso tema la violenza che aveva subito, non era “fuori”:
l’aggressore era in lei, riflesso da uno stupratore in carne ed ossa.
Questo
significa dunque che alcune percezioni dolorose di un breve periodo di
tempo si ripetono ingigantite ed in mille forme diverse nei vari anni di
vita. E questo per ognuno di noi avviene in modi più o meno simili,
anche se non ne siamo coscienti. La stessa cosa accade al momento della
morte fisica, in cui si rivede in un attimo tutta la vita trascorsa. Non
dissimile è il sogno (che poi si rivela durare solo alcuni minuti)in
cui una sensazione di freddo ci procura una lunghissima storia di
ghiacci eterni e di avventure in luoghi gelidi o al contrario una gran
sete del nostro organismo ci porta in sogno in un deserto senza l’ombra
di acqua.
Dove si trova la realtà in questo evidente ologramma evanescente che è la coscienza?
A
volte si sente parlare di possessione e di esorcismi. Che cosa
significa veramente? Ci sono persone possedute da diavoli? Prima di
tutto bisogna vedere che cosa significa la persona e che cosa significa
diavolo. Come visto poc’anzi la persona è solo un ologramma passeggero
in cui si producono pensieri. Queste scariche neuronali provocano
sensazioni e poi interpretazioni che si accumulano in memorie prendendo
forme autonome e rimangono come sanguisughe psichiche, fino a diventare
simili ad entità che ci dominano. In realtà quello che è creduto
diabolico (da due o divido) è solo la nostra continua oggettivazione e
ripetizione di forme-pensiero. Probabilmente risultanti da sensazioni,
al momento della nascita di questa particolare forma di energia,
chiamata individuo. Nell’apparente tempo avvengono milioni di
esperienze, di vite e di cataclismi, in realtà è un solo attimo che
accoglie tutto, anzi… nulla è successo veramente!
Alexandra
David Neel – nota scrittrice che visse a lungo in Tibet all’inizio del
secolo scorso -racconta come riuscì, dopo mesi di continue meditazioni
di forme-pensiero a creare un personaggio che in un primo tempo le servì
da domestico, ma poi si emancipò fino a disturbarla e fu visto anche da
altre persone. Le occorsero altrettanti mesi per disfarsene!
Potremmo
perfino avanzare un’altra ipotesi che sembra quasi impensabile: ci
vogliono nove mesi per mettere al mondo un bambino, una creazione
plasmata a nostra immagine, che poi si emancipa e …ci crea problemi come
quel “tulpa” della scrittrice inglese!!!
I
tibetani ci insegnano che quando eseguono le visualizzazioni di
divinità, che corrispondono a potenti forze psichiche in noi,
l’importante è di farle ritornare al vuoto da cui derivano. In questo
modo possono dissolversi le memorie o vasanas (o samskaras,) altrimenti
la non-dualità e il vuoto, da illuminate intuizioni si trasformeranno
presto in sterili concetti. È bene vedere all’istante, senza ombra di
dubbio e senza bisogno di alcuna sadhana, che siamo l’Assoluto
innominabile, ma esso si realizzerà completamente, solo se il mondo
fisico non sarà mai più riconosciuto separato dalla mente. Alcuni monaci
che creavano per esercizio queste divinità a volte terrificanti ed in
luoghi deserti o cimiteri, morivano poi di paura nel vedersele apparire
davanti: solo quelli che erano rimasti sempre coscienti di averli creati
loro stessi, non ne erano affetti. Anche noi ci teniamo strette le
nostre fantasie, ci lasciamo coinvolgere e poi creiamo una realtà
virtuale che a volte ci esalta, ma più spesso ci spaventa.
Le
consuetudini mentali afferrano la “visione della pura consapevolezza”
appena riscoperta e ne fanno ben presto una rappresentazione a cui noi
“crediamo’’, ma che è lontana dalla Realtà.
Tutto
questo si dilegua come per incanto allorché la convinzione del senso di
essere si rivela definitivamente un inganno e soprattutto nell’umile
vivere quotidiano.
Prima dell’ ‘io sono’ non c’è né consapevolezza, né presenza, non esiste l’adesso: c’è il senza tempo.
Ecco quello che sei.
- Ogni esperienza nasce dal pensiero, quindi tutto quello che esperimentate o potete sperimentare, è un’illusione.-
-
Non sei pronto ad accettare il fatto che devi lasciare la presa,
abbandonarti totalmente … uno stato senza alcuna speranza che ti
conferma che non c’è via d’uscita. Ogni movimento in ogni direzione ti
allontana da Ciò che sei. - diceva U.G.
Tu
cerchi qualcosa che ti conforti, che ti faccia commuovere, piangere,
che ti parli della semplicità dell’Essere prima dei concetti, qualcosa
di ben confezionato nei vari raduni o satsang che ora pullulano come
mosche. Anche avendone un’appercezione ben chiara, non puoi eliminare
all’istante l’ammasso mentale che è pronto a ricoprire l’Ultima
chiarezza con un’immagine stereotipa. Il risveglio può subito diventare
sogno … di una illusoria realizzazione!
Il
mondo moderno è sempre più orientato verso il mondo virtuale, i robot
che assomigliano ad esseri umani e coi quali si interagisce, i films in
3D e tutto il materiale cibernetico che conosciamo. Stiamo creando un
mondo illusorio così perfetto per cui alcuni si domandano spaventati se
riusciremo a distinguerlo da quello “reale”. Ma di cosa si spaventano? È
solo la riproduzione di un altro mondo virtuale che fabbrica il nostro
computer – cervello ogni minuto.
Niente
di speciale. L’Assoluto, il silenzio che si esprime anche nelle parole,
stingerà nei nostri atti a nostra totale insaputa.
Il
poeta indiano Tagore, venuto a far visita ad un amico inglese, incontrò
passeggiando il giardiniere della proprietà e col quale iniziò una
conversazione. Egli fu colpito dalla maturità spirituale dell’uomo e gli
parlò del silenzio e della pace che poteva dare la meditazione. Il
giardiniere sorrise e gli disse soltanto:-Ma io sono il silenzio!-.
Era
il danese Sorensen, che poi Ramana Maharshi battezzò col nome di
Sunyata che significa Vacuità. Aveva avuto la fortuna di nascere senza
l’ingombro della cultura invadente e della spiritualità. Il silenzio lo
viveva costantemente e nella più assoluta semplicità.
Il vero Silenzio è un urlo che si manifesta in ogni azione e non ha bisogno di riconoscimenti speciali.
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