di Isabella di Soragna
Anni
fa sentii parlare di un a pratica antica hawaiana, di cui una donna al
corrente di questi riti ancestrali, era depositaria: il suo nome era
Morrnah.
Si trattava di guarire in sé quello che vedevamo in altri e che sia ci tormentava, sia ci dispiaceva.
Eppure
una traccia l’avevo già in me. Da anni, anche da ragazza, qualunque
cosa mi capitasse, anche se nei primi momenti lo vedevo come avvenimento
esterno spiacevole, doloroso, subito dopo lo accoglievo, considerandolo
come aspetto non visto proveniente da me stessa. Insomma succedeva a
me, erano percezioni di questo apparato e quindi lo vedevo sempre come
lo specchio deformato di ciò che non riuscivo a vedere in me stessa.
Ma qui si andava ben oltre.
Allora
mi sono informata da varie fonti e con meraviglia ho capito che il
processo di guarigione è un vecchio sistema hawaiano chiamato Ho’oponopono. Nella lingua locale significa « fare ciò che è giusto, corretto », quindi correggere, rettificare.
Ma che cosa faceva quell’anziana signora?
Semplicemente guariva la parte di lei che aveva creato questa situazione.
Questo significava prendere l’intera responsabilità per la nostra vita – semplicemente perché è nella nostra vita.
In
senso letterale: il mondo intero è la nostra proiezione. La verità è
che se assumiamo la completa responsabilità della nostra vita, allora
tutto ciò che vediamo, sentiamo, tocchiamo o sperimentiamo in qualunque
modo, fa parte della nostra responsabilità, nel senso che succede a noi.
In realtà non si tratta di “responsabilità”- ancora legata a un
ipotetico ego – ma di accogliere ciò che si verifica nella vita: questo
già era nell’embrione del concepimento, avvenuto spontaneamente e che
‘’appare allungarsi ‘ come un elastico spazio-temporale, fino alla
morte.
Significa
dunque che le attività terroriste, il presidente, l’economia o la
suocera che ci fa impazzire o il topo che ci rode il tappeto e anche il
corpo che ci fa male – qualunque cosa noi non amiamo, ci riguarda in
toto. Esistono solo come PROIEZIONI CHE CI VENGONO DAL NOSTRO SISTEMA
INTERNO.
Il
problema non è nelle circostanze esterne, in lui o in lei, è invece IN
NOI, e per cambiarli bisogna accoglierli in noi stessi. Non è
rassegnazione(cristiana), ma consapevolezza dell’unità della coscienza.
Difficile
da ascoltare, ancor più difficile da mettere in pratica! Il biasimo e
la critica sono scudi più pratici della responsabilità totale. Se
facciamo un’analisi più accurata possiamo intravedere che in realtà ciò
significa amare completamente sé stessi. Se si vuole ristabilire
l’equilibrio nella propria vita, si deve prendere coscienza di quello
che non vediamo.
In pratica allora che cosa si dovrebbe fare?
Ripetere solo a lungo:
« Mi scuso – vi amo – perdonatemi »
Sembra incomprensibile che la ripetizione anche intensa di una frase, possa produrre tali risultati.
Ma
ecco un esempio semplice. Una persona aveva ricevuto un e-mail che
l’aveva assai contrariata. Invece di lavorare sulle emozioni, accogliere
i lati deboli o cercare di ragionare con la persona in questione, essa
decise di mettere in pratica queste affermazioni. Ripeté in silenzio : «
Mi scuso », « Vi amo ». Non lo diceva a qualcuno in particolare, ma
invocava lo spirito di amore per guarire in lui ciò che aveva creato la
circostanza esteriore. Neanche un’ora dopo ricevette un messaggio dalla
stessa persona che si scusava del messaggio precedente.
La
persona che aveva usato il metodo non aveva preso nessuna misura
esterna per ottenere scuse: non gli aveva nemmeno risposto. Ma ripetendo
la frase « Mi dispiace, ti amo » aveva in qualche modo guarito in se
stesso ciò che aveva creato questa situazione.
Ecco
la situazione che in altre parole viene descritta e praticata da
scienziati moderni, fisici, medici e saggi di tutti i tempi.
L’universo fisico è una creazione dei miei pensieri.
Se i miei pensieri sono cancerogeni, creano una realtà fisica cancerogena.
Se i miei pensieri sono equilibrati, osserverò una realtà fisica traboccante di amore.
Sono 100% responsabile del mio universo fisico com’è.
Sono 100% responsabile della correzione dei pensieri cancerogeni che creano una realtà malata.
Nulla esiste all’esterno. Tutto esiste nei pensieri creati dalla mente.
Vi
siete mai domandati perché tutte le terapie più all’avanguardia, le
tecniche di medicina alternativa e non, il pensiero positivo, l’analisi
dell’inconscio, ecc. non danno risultati durevoli?
PERCHÉ SONO SOLO PASSATEMPI PER LA MENTE.
Questa,
se si indaga fino in fondo, si rivela… inesistente! Questi pensieri vi
fanno credere che c’è un IO a tenere il timone di comando, che può
controllare tutto e tutti, basta volerlo. I miracoli invece succedono di
solito quando si abbandonano queste conoscenze accumulate, quando non
si fa più fiducia alle elucubrazioni mentali, ma al legame col divino o
se vogliamo a ciò che È e che NON conosciamo.
Questo è dunque il metodo antico di guarigione dei popoli di Hawai, chiamato Huna.
Abbiamo
dunque visto che l’intelletto non ha le risorse per risolvere i
problemi a fondo, può solo dirigerli o manovrarli, credendo di cambiare
le situazioni. Con Ho’oponopono si chiede alla Vita di pulire,
purificare l’origine di quei problemi che sono MEMORIE non coscienti che
noi proiettiamo « all’esterno», non potendoli vedere all’interno della
nostra psiche. In questo modo possiamo annullare, neutralizzare
l’energia associata a una persona o cosa, che in realtà è solo un nostro
aspetto dimenticato.
Questa
«riunificazione» è energia liberata e trasformata in luce e serenità.
Non c’è alcun senso di errore, di colpa, e non si deve rivivere nessuna
sofferenza. Non importa sapere il perché del problema, né la sua
origine. In ogni caso sono solo opinioni e spesso errate.
Perché
non provare? Ogni volta che si nota qualcosa di spiacevole in una
persona o in un luogo o in una situazione, diciamo:«Che sia sciolto in
me ciò che contribuisce a questo problema»
Oppure:
«Sono dispiaciuto, perdonami, ti ringrazio, ti amo» o una di queste. Il
fatto di dire «Sono dispiaciuto, perdonami» dimostra di riconoscere il
fatto di dover chiedere aiuto(non importa a chi) per perdonare poi… se
stessi.
L’altro,
la situazione, la cosa che ci addolora o infastidisce, porta per noi il
« non visto, il soppresso», bloccato dalle identificazioni ad
un’immagine costruita da anni. «Ti ringrazio, ti amo» trasforma
l’energia inibita in energia circolante che riunisce i poli opposti e la
gratitudine che segue.
Quello
che poi succede è determinato da un’altra energia non personale. Quello
che noi vediamo di erroneo nell’altro esiste anche in noi, quindi
accettando l’altro come noi stessi si cancella la memoria con
l’unificazione dei contrari.
In
questo modo ci mettiamo in contatto con il nostro subconscio,
responsabile delle memorie accumulate e ripetute ad anello secondo la
programmazione. In sostanza è importante sapere che stiamo integrando il
nostro subconscio, chiedendo di pulire le memorie ripetitive che
producono conflitti, problemi, bloccaggi energetici che si trasformano
in indisposizioni o malattie fisiche o psichiche.
Ripensare
a queste frasi giorno dopo giorno, per esempio al momento di uscire di
casa, manterrà un’ atteggiamento vibrante di benessere e di comprensione
in rapporto alle vicende della vita. Il cambiamento sarà notevole. In
certe situazioni difficili sarà utile ripetere più volte queste frasi
quando i pensieri e le emozioni sono troppo invadenti, per esempio:
«Chiedo perdono, che queste memorie siano trasformate in luce» ecc.
Vi
è un’altra cosa importante: il bisogno dell’intelletto, dell’ego di
credere che può controllare, dirigere le situazioni e ottenere dei
risultati. Qui si va contro l’idea alla moda del pensiero positivo.
Voler purificare le memorie per ottenere un risultato non funziona. Ma
quando lo si fa senza motivo preciso, con totale umiltà, i risultati
sono imprevedibili, ma sempre soddisfacenti. È solo la mente, l’ego
cosciente che si mantiene attivo quando ci fissiamo un obbiettivo.
Obbiettivo che è solo il risultato di …memorie inconsce e che noi
consideriamo frutto del nostro volere.
Anche
la necessità di convertire, di guarire il prossimo, di ottenere
vantaggi di qualunque genere, materiale o spirituale, è ancora un gioco
della mente che vuol controllare i risultati.
Infatti
il grande problema dei terapeuti in generale è che pensano di esistere
per salvare delle persone, quando in realtà sono loro a doversi
ripulire dalle loro memorie di angoscia, di potere ecc. camuffate da
amore per il prossimo.
Con
Ho’oponopono assumiamo tutta la responsabilità delle memorie condivise
con gli altri. L’intelletto non ha la capacità di assimilare e valutare
tutte le informazioni in rapporto ad un problema. In nessun momento
sappiamo quello che succede veramente. Ci crogioliamo nelle nostre
opinioni. Liberando invece questi blocchi mnemonici, cambiamo il nostro
mondo interno e quindi l’esterno ci risponderà adeguatamente.
Purtroppo
mi sono anche resa conto di recente che perfino questo modo di agire è
stato deviato e sta diventando commerciale: ancora una volta un tranello
della mente che vuol ottenere vantaggi, tipo il Segreto e simili!
Ma
se lo si pratica con umiltà e senza voler ottenere qualcosa,
(soprattutto la fine di un malessere o il cambiamento favorevole di una
situazione) la mente non ha scampo.
Non
è certo un cammino facile da seguire, poiché l’intelletto è molto
subdolo e insistente. Quando vi è un problema, il riflesso immediato è
accusare qualcuno o qualcosa. Cerchiamo sempre fuori di noi l’origine
del problema. Non vediamo che l’origine è solo nella nostra mente. Non
serve dunque dare troppi consigli, ma se sperimentiamo gli altri come
problemi, domandiamoci subito:«Che cosa fa che in me sperimento questo
problema? E CHI lo vive?»
La
mente non capisce mai le cose come sono veramente, ma solo riceve un
riflesso, una riproduzione. Essa ha un’idea di come funziona qualcosa,
ma non è mai quello che succede veramente, poiché se la mente sapesse
come stanno le cose realmente, vivremmo senza problemi!
Quel
gruppo di contenuti di memorie e associazioni che chiamiamo IO e che si
attiva ogni giorno, non esiste come qualcosa di reale, ma solo come
proiezione di memorie, un ologramma, un sogno: l’ego non può far fronte a
questa comprensione, così si azzera.
Le
nostre decisioni sono prese per noi prima di esserne coscienti, poiché
vi sono milioni di memorie inconsce proiettate fuori che prendono
decisioni a nostra insaputa. Anche le neuroscienze confermano da anni
che l’IO è un’invenzione che accade dopo che l’azione è stata decisa.
(Michael Gazzaniga – La mente inventata).
In realtà tutto accade ORA.
Anche
le aspettative sono tranelli dell’intelletto: sono anch’esse memorie
che si ripetono all’infinito. Nulla avviene per caso nella vita, ma
tutto succede spontaneamente, dal concepimento alla morte.
Detto questo, è importante trovare riscontri anche in altri campi.
Nella
fisica quantica si dice che il mondo confuso degli atomi può
concretizzarsi solo se c’è un osservatore. Nell’assenza di un
osservatore l’atomo è un fantasma.
Questo ci riporta all’ologramma che si concretizza solo con un laser di luce e il riflesso.
Infine
nella nuova omeopatia unicista (secondo il metodo ormai noto del dottor
Rajan Sankaran) il rimedio si trova solo se il paziente rivela non solo
quello che ama, ma quello che detesta, o ciò di cui ha più paura, per
arrivare infine a una sensazione molto profonda e a volte sconcertante,
la vera origine del suo male fisico o psichico.
Non
sono tanto i fatti narrati dal malato a interessare, ma i gesti
ripetitivi e incontrollabili dalla mente cosciente, o una frase che non
c’entra con il contesto e così via.
Non
c’è «storia», solo una sensazione unica che fa «surplace»
costantemente. Il rimedio «digerisce», riunifica e quindi annulla poco
alla volta le memorie proiettate all’esterno, sulle situazioni e sulle
persone che attorniano il paziente.
Questo conferma la visione di Ho’oponopono.
Il
terapeuta che lo pratica, non cercherà disperatamente di guarire il
paziente, ma si metterà all’unisono col malato che vedrà come il proprio
specchio e non più come «altro». In questo modo il rimedio e la cura
verranno alla luce, senza previsioni o interpretazioni fallaci.
Tutto
questo dimostra che ciò che avviene è solo espressione costante
dell’unico “senso di essere”(coscienza) che assume tutte le forme, dando
un’impressione di continuità, ma è in fondo indivisibile. L’intelletto
invece divide sempre e in tal modo cerca sempre un oggetto esterno da
ottenere, per tentare di riunire ciò che non è mai stato separato. Si
inventa obbiettivi e finalità che mantengono invece l’illusione.
Se,
come affermano scienziati e mistici, lo spazio-tempo è un’invenzione
del cervello, tutto avviene come in un sogno che sembra durare
un’eternità e poi scompare al risveglio, rivelandosi di una durata di
attimi. La coscienza, il senso di essere, appare e scompare tra sonno
profondo e veglia, è temporaneo come una nuvola nel cielo.
Nella
piattaforma stabile del mistero, il nostro stato naturale è sempre
presente, ma inconoscibile dal fragile ed effimero intelletto.
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