domenica 28 febbraio 2021

Il mito mondiale del Diluvio Universale


Nei racconti di tutto il mondo un tema ricorrente: il diluvio universale



di Enrico Galimberti

La prima domanda che ci si pone è: il diluvio universale è veramente esistito?

Il concetto degli uomini corrotti e involuti, puniti con il diluvio, ricorre in innumerevoli tradizioni.

Noè lo incontriamo in tutto il globo, talvolta addirittura con il suo nome, all’hawaiano Nu-u al cinese Nuwah, al Noa amazzonico. 
In Paraguay e in Brasile è anche Tamanduare, in Messico Tapi o Nala’ (con la moglie nera) e diviene Pokawo per i Delaware statunitensi, Manibusho per i pellerossa canadesi, Zeukha presso i Patagoni, Yima in Persia, Dwifa nelle leggendeceltiche. 

La storia del diluvio è più o meno la stessa che si racconta nella bibbia. In Amazzonia si narra che dopo una terribile esplosione “il mondo venne piombato nelle tenebre” e gli indigeni peruviani aggiungono nella medesima storia che “l’acqua raggiunse allora l’altezza delle montagne”.

Leggende del diluvio provenienti da sei continenti e varie isole tutte accomunate da sei punti principali: ...


1 - Distruzione tramite acqua
2 - La distruzione fu di origine divina
3 - Fu dato agli uomini un avvertimento
4 - Furono risparmiati alcuni esseri umani
5 - Furono risparmiati degli animali
6 - Gli esseri risparmiati furono salvati su un’imbarcazione

- Africa orientale – Masai
- Australia – Kurnai
- Babilonia – Beroso
- Babilonia – Epopea di Gilgamesh
- Birmania – Singh-pho
- Bolivia – Chiriguano
- Borneo – Daiacchi del mare
- Canada – Cree
- Canada – Montagnais
- Cina – Lolo
- Cuba – Indigeni
- Egitto – Libro dei Morti
- Figi – Tradizione Walavu-levu
- Galles – Leggenda di Dwyfan
- Grecia – Luciano di Samosata
- Guyana – Macusi
- India – Arcipelago delle Andamane
- India – Bhil
- India – Kamar
- Iran – Zenda Avesta
- Islanda – Edda
- Messico – Codice di Chimalpopoca
- Messico – Huichol
- Nuova Zelanda – Maori
- Penisola malese – Jakun
- Perù – Indiani di Huarochiri
- Polinesia Francese – Raiatea
- Russia – Voguli
- USA (Alaska) – Coliusci
- USA (Alaska) – Tlingit
- USA (Arizona) – Papago
- USA (Hawaii) – Leggenda di Nu-u


La scienza e il diluvio universale

“Molti sorridono sentendo il racconto dei giorni di Noè.
Eppure, su alte montagne si trovano conchiglie marine. E che in un passato non troppo remoto ci fu un diluvio di immane proporzioni è confermato dal gran numero di fossili e carcasse rinvenuti in ammassi di detriti perfettamente conservati, intatti e non danneggiati ancora in piedi o in ginocchio….

Ecco un quadro davvero sorprendente per il nostro precedente modo di pensare. Vaste mandrie di enormi bestie, ben pasciute, non specificamente destinate a una vita in condizioni di freddo rigido, che pascolavano placidamente in pascoli assolati…


All’improvviso, furono tutti uccisi senza alcun visibile segno di violenza e prima che potessero inghiottire l’ultimo boccone di cibo, e poi furono congelati così rapidamente che ogni cellula del loro corpo è perfettamente conservata.”
(The Saturday Evening Post, “Riddle of the Frozen Giants”, di Ivan Sanderson, 16 gennaio 1960, pag. 82, 83)

L’abbondante precipitazione sommerse la terra, si formarono le catene montuose e i fondali marini e le “acque si ritirarono dalla terra” e fu senza dubbio accompagnata da gelidi venti nelle regioni polari. Lì il cambiamento di temperatura dovette essere rapidissimo e drastico. Varie forme di vita furono in tal modo intrappolate e preservate nel fango ghiacciato. Resti di mammut e rinoceronti sono stati rinvenuti in diverse parti della terra. Alcuni sono stati trovati nelle rocce della Siberia, altri sono stati conservati nel ghiaccio della Siberia e dell’Alaska. Alcuni sono stati rinvenuti con cibo non digerito nello stomaco o non ancora masticato fra i denti, segno di una morte repentina. Qualcuno ha calcolato che la sola pressione dell’acqua equivalesse a circa “tre quintali per centimetro quadrato”, sufficiente a fossilizzare rapidamente fauna e flora.
(D.Patten, The Biblical Flood and the Ice Epoch)

“Gli archetipi formulati da Jung sono stati comparati da diversi autori, in particolare Joseph Campbell, con le strutture dei miti e delle religioni umane, della cultura orale e delle fiabe popolari, riscontrando una certa convergenza di significato fra le espressioni mitiche-religiose delle varie società umane verso alcuni motivi fondamentali che sono, a loro volta, considerabili come degli archetipi. «I principali motivi mitologici d’ogni tempo e d’ogni razza sono probabilmente di questo tipo», afferma Jung in Psychologische Typen[4] del 1921.

A questo approccio prevalentemente psicologico nello studio della mitologia tramite gli archetipi si affianca un approccio prevalentemente etnologico risalente a Alfred Radcliffe-Brown in cui, invece, «il clima, la geografia, le strutture sociali come forze modellatrici delle idee, degli ideali delle fantasie e delle emozioni [sono considerati] più importanti delle strutture innate e delle capacità della psiche» (fonte: wikipedia)

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