Quanta arroganza mi abitava!
Oggi non riesco più ad accettare quella visione immatura della spiritualità. Sono tutti cliché. Da cosa stavo scappando mi chiedo?
Questa visione "distorta" della spiritualità è figlia della controcultura hippy
degli anni '60 che, poi ho compreso, non è solo irrealistica ma anche
"pericolosa" perché crea isolamento e separazione invitando le persone a
pensare che ritirandosi dal mondo in una comunità e quindi selezionando
solo quelli che la pensano come loro e hanno le stesse idee sia un modo
per essere sempre felici.
Invece
è solamente un modo per evitare il confronto con la diversità di
opinioni, di idee, di carattere e di visione della vita rifiutando la
realtà così com'è, per non prendere contatto con le emozioni come la
rabbia, la tristezza, la paura che sono dentro di noi e confrontarsi con
queste immagini interiori.
Attraverso lo studio della filosofia buddhista e la pratica della meditazione ho compreso che si cresce anche e soprattutto attraverso il conflitto e attraverso i problemi, i disagi e i fastidi.
Cercare di imporre il "risveglio" agli altri attraverso il giudizio e la violenza verbale,
sfondando le porte, è un modo per scappare da se stessi evitando il
confronto con chi ha una visione delle cose differente dalla nostra e
per non accettare di vivere la vita e la realtà per come sono ora, anche
se non ci piacciono.
Oggi mi rendo conto che non vedevo che erano le mie aspettative, le mie ferite emotive, le mie convinzioni, che alimentavano il giudizio e la rabbia e distorcevano la realtà.
Se
ci troviamo a sentire che ciò che abbiamo, che facciamo o le persone
che frequentiamo non ci soddisfano il problema è nostro, non del mondo
che "fa schifo" o degli altri che non ci capiscono e non ci amano.
Perché il mondo dovrebbe mai amarci e capirci?
L'insoddisfazione è dentro di noi...
non è all'esterno, per quanto sia così diffusa. Ma è diffusa perché
abbiamo aspettative irrealistiche sulla realtà e sugli altri e non
vogliamo crescere.
Anthony De Mello,
scrive: "Svegliatevi! Svegliatevi! siete adulti. Siete troppo grandi
per dormire. Smettere di trastullarvi con i vostri giocattoli. La
maggior parte della gente afferma di voler uscire dall'asilo infantile,
ma non bisogna crederle. Non credeteci! La gente vuole soltanto
aggiustare i propri giocattoli rotti. "Ridatemi mia moglie. Ridatemi il
mio lavoro. Ridatemi i miei soldi! Ridatemi la mia reputazione, il mio
successo."
E questo che vogliono le persone: avere dei nuovi giocattoli. Tutto qui...
Dovremmo accettare che ogni persona ha un cammino diverso dal nostro.
Vivere
nel mondo non è facile ma non è sicuramente la soluzione ritirarsi su
un monte, chiudersi nella propria stanza o vivere in un centro
spirituale per non affrontarlo raccontandosi che si è ipersensibili,
fragili, o "speciali". Il rifiuto del mondo può alimentare ulteriormente
la nostra ferita narcisistica.
Cristo e Buddha andarono in mezzo agli uomini a predicare amando proprio quelli che più li rifiutavano e li maledicevano. "Vivi nel mondo ma non con il mondo"
dice il detto evangelico. Non sto dicendo che dobbiamo essere come il
Cristo, ma è troppo facile mostrarsi "illuminati" solo con chi ti ama e
ti mette su un piedistallo come un discepolo.
Come
racconto nel mio libro, una volta una persona che frequentavo in questi
gruppi, in occasione di un chiarimento tra noi, mi disse: "... ne devi
fare di strada per raggiungere il mio livello spirituale". Se questo è
ciò che si impara in questi gruppi e ambienti allora non c'è nessun
risveglio effettivo ma solamente un amplificazione delle dinamiche egoiche e dei meccanismi di difesa.
Non
c'è niente di male in questo, nessuno è perfetto, ma gli altri fanno il
loro percorso esattamente come noi e, di riflesso, mi hanno mostrato
un'immagine di me che non mi piaceva più.
Forse
prima di pensarci persone "spirituali" potremmo chiederci se in realtà
non abbiamo bisogno di chiedere un aiuto professionale per cercare di
comprendere perché abbiamo così tanta paura di relazionarci con chi è diverso da noi,
giudicandolo, forse per fuggire da un senso di inferiorità inconscio e
imparare a essere più vulnerabili e più "umani" con noi stessi e con gli
altri.
La
spiritualità non deve essere presa come un "droga" per staccarsi dalla
realtà quotidiana e farci sentire migliori degli altri ma per mettersi
al servizio degli altri. Diventando esempi per gli altri e non "esseri
superiori" che hanno raggiunto il risveglio e non vedono loro che
succeda a tutti gli altri per sentirsi in pace con se stessi.
Come scrive Pierre Teilhard de Chardin: "Noi non siamo esseri umani che vivono un’esperienza spirituale, siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana."
Lo spirito si eleva discendendo attraverso le esperienze nella carne.
E' il cammino del Fare Anima.
- Tiziano Cerulli -
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